Firenze, 29 marzo 2024 – La Pasqua in Toscana è molto di più di una festa religiosa. E’ un’occasione per stare insieme all’insegna delle antiche tradizioni. Uno degli appuntamenti più importanti è lo Scoppio del Carro a Firenze, che risale a quattro secoli fa, durante il quale un carro carico di fuochi d’artificio viene fatto esplodere tra il Battistero e il Duomo. Non mancano le processioni. A Radicofani, in Val d’Orcia, c’è quella di penitenza del venerdì santo. La guidano 12 scalzi incappucciati che portano una pesante croce di legno. Esattamente come a Pienza, dove è chiamata proprio degli Scalzi.
L’antica giudeata, corteo con oltre 150 figuranti in costume d’epoca, è l’evento di Chianciano Terme. A San Casciano, la compagnia del suffragio si occupa di coltivare e curare i semi di vecce, grano e altri fiori che poi abbelliranno gli altari delle chiese. A Grassina, vicino Firenze, troviamo la rievocazione storica della Passione di Cristo. Il sabato santo si celebra invece a Foiano della Chiana (Arezzo), con Il volo: si spengono le luci in chiesa, seguono tre spari, la porta si spalanca e il Cristo Risorto (statua di seicento chili) vola verso l’altare, accompagnato da musiche e scoppio di mortretti. A Porto Santo Stefano la domenica di Pasqua si benedice il mare: la statua del Cristo risorto viene affacciata sul porto ed innalzata per tre volte, mentre i pescatori rispondono alla benedizione suonando le sirene delle barche ormeggiate. E spiritualità, folklore, rievocazioni e mostre mercato scandiscono la Pasqua in Umbria.
Per il dramma della Passione tornano le antichissime processioni del Cristo Morto: imperdibili quelle di Assisi, Città di Castello, Gubbio e Gualdo Tadino. A Città della Pieve la mostra mercato dei prodotti enogastronomici e artigianali di questi giorni si affianca a Pasqua e Pasquetta agli spettacolari Quadri Viventi, un percorso tra Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, ispirato alla Porta Nord del Battistero di Firenze. Domenica tornano le Corse del Cristo Risorto e le Rinchinate mentre Montone, dopo la colazione di Pasqua con torta, vino benedetto e il gioco del Toccio, il lunedì celebra la rievocazione storica della Donazione della Santa Spina.
"Purtroppo le tradizioni si vanno perdendo, soprattutto nelle città, dove tutto si disperde. E invece – dice Davide Rampello, antropologo e linguista, direttore dello Iulm – per arginare la società della solitudine, che è quella attuale, sarebbe importantissimo recuperare le tradizioni. Purtroppo però le persone non credono e, spesso, addirittura irridono". Parole di
Davide Rampello, ci avviamo verso la Pasqua, con tutte le sue tradizioni .
"La tradizione pasquale si inserisce nelle tradizioni legate al rifiorire della Primavera. Del resto, la Pasqua è Resurrezione. Basti pensare a uno dei riti più antichi d’Italia, quello sardo dei Mamuthones, che rievocano la liturgia tribale di indossare dei campanacci e di pestare la terra, per risvegliarla. Purtroppo i riti pasquali, e non solo, si stanno perdendo. Sempre meno le persone che portano a casa un ramoscello d’ulivo nella domenica delle Palme. E poi le processioni, un tempo simbolo di appartenenza e di ritrovo della comunità, sono diventate prevalentemente un’occasione preziosa per attrarre turisti. Ma è evidente che così si perde tutto il valore simbolico. Mi piacerebbe sapere quanti fiorentini vanno di persona ad assistere allo Scoppio del Carro. Temo che siano sempre meno. Mentre i turisti non perdono l’occasione per assistere all’evento".
Invertire la rotta secondo lei è possibile?
"Non credo proprio. Se le persone disperdono la memoria, recuperarla è molto difficile. Ci sono magari nuove tradizioni all’orizzonte? Non mi pare. Vedo tutto sfilacciarsi. Le tradizioni nascevano dalla fede, dal senso di appartenenza alla propria realtà. Ecco che le feste patronali sono rimaste solamente al sud. Ma una volta, fino alla Seconda Guerra Mondiale, si svolgevano all’interno delle singole parrocchie. E questo era straordinario per tenere insieme la comunità".
Cosa dire delle tradizioni culinarie?
"Purtroppo, anche quelle non sono più radicate come un tempo. Ma le eccezioni esistono, per fortuna. Recentemente sono stato a Lucca e con mio grande piacere ho visto che il Buccellato è proposto dappertutto e che è ancora molto sentito dai cittadini, quale simbolo di eccellenza culinaria che contraddistingue la loro città. Invece, per quanto riguarda i dolci tipici senesi si è perso il loro senso profondo e la loro autenticità. Sono diventati prodotti di pasticceria che si trovano ovunque, tutto l’anno. E pensare che i ‘paniforti’ ci raccontano di una storia bellissima, perchè nascono dai resti della dispensa invernale, in attesa del nuovo raccolto. A forma di pane, forti di sapore e anche capaci di durare nel tempo. Da simbolo della cultura contadina sono diventati un prodotto di pasticceria come altri. Anche il Panpepato adesso si trova ovunque: è un dolce per tutto l’anno. Firenze invece non ha un proprio dolce pasquale. Ormai in casa sono sempre meno, poi, le persone che preparano l’agnello. L’uovo, simbolo di nascita per eccellenza, la fa da padrone. Così come la colomba, alternativa pasquale ai panettoni e pandori della tavola natalizia. Pensare che un tempo si coloravano le uova vere per donare allegria alla tavola. Tutto è cambiato".
Qualche consiglio per una gita fuoriporta di Pasquetta alla scoperta di borghi meno conosciuti in Toscana?
"Sono splendidi Anghiari, Colle Val d’Elsa. E poi è bellissimo il centro storico di Poggibonsi, cittadina che non rientra tra i tour tradizionali. Spesso inseguiamo le mete più battute e ci dimentichiamo di veri e propri gioielli con peculiarità fantastiche".