REDAZIONE CRONACA

Falsi certificati medici per rinnovare la patente: 35 condannati e 29 indagati

Le truffe individuate dalla Polizia Stradale di Lucca, interessano le province di Lucca, Livorno, Pisa, Firenze e La Spezia

Commissariato di Lucca

Lucca, 22 luglio 2022 - Non potevano ottenere la patente né rinnovarla, perché erano stati colti alla guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti. E perciò avevano escogitato una truffa per averla comunque. In pratica, attraverso dei certificati medici falsi, apparentemente rilasciati dalle commissioni mediche provinciali, ottenevano il rilascio o il rinnovo della patente soggetti che altrimenti non avrebbero potuto averla regolarmente. Era il 2019 quando la Polizia Stradale di Lucca, dopo aver ricevuto una segnalazione anomala, aveva avviato una complessa attività investigativa che aveva portato a svelare questo sistema di cose. Nel quale gli interessati che erano stati giudicati non idonei dalla Commissione medica, o comunque che erano certi di non superare la visita, si rivolgevano a un soggetto che gli forniva, in cambio di denaro, il certificato desiderato, ovviamente falso. E a quel punto, presentando il documento apparentemente autentico alla Motorizzazione, ottenevano la patente che li abilitatava alla guida. Le indagini hanno consentito di delineare i contorni di quello che stava diventando un “fenomeno” diffuso sia nella provincia di Lucca, sia in altre provincie limitrofe come Livorno, Pisa, Firenze e La Spezia, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019. Grazie a questa procedura la “mente” del sistema, un quarantacinquenne del Comune di Massarosa, aveva individuato una “falla” attraverso la quale si insinuava l’attività illecita. La seconda tranche di questa complessa e articolata indagine scaturita dal sequestro di alcuni certificati medici, si è conclusa dopo circa un anno e mezzo. Condotta sotto l’egida della Autorità giudiziaria diretta dal sostituto procuratore Antonio Mariotti, sono state condannate 31 persone, e altre 4 rinviate al rito ordinario. Dopo questo primo filone di indagine, sulla stessa scia ne è seguito un altro che ha portato quest’anno all’individuazione di altri 29 indagati, e si è potuto accertare che ciascuno di loro ha utilizzato la stessa tecnica più volte nel corso del tempo.