DAVID ALLEGRANTI
Cronaca
Editoriale

Il gioco dei controveti condiziona le alleanze

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 12 maggio 2024 – Il Pd ha sperato fino alla fine in un “miracolo dell’ultima ora”, ma l’accordo con il M5S per le elezioni amministrative di Firenze, a giugno, non ci sarà. Non al primo turno, quantomeno, poi si vedrà. Nonostante l’impegno diretto di Elly Schlein e Giuseppe Conte, a farlo saltare - riferiscono fonti del Pd - è stato Carlo Calenda in persona che “ha messo il veto sui Cinque Stelle”. Azione è infatti nella coalizione guidata dalla candidata del Pd Sara Funaro (con +Europa, Volt, Centro, Anima Firenze 2030, Movimento Azione Laburista, Sinistra Italiana, Verdi, Pri) e ha il compito di riequilibrare un’alleanza per le amministrative che, per la presenza del partito di Nicola Fratoianni, sarebbe altrimenti molto spostata a sinistra.

Il partito di Calenda ha dunque esercitato il suo potere di veto, ma non dimentichiamo che anche Sinistra Italiana nei mesi scorsi aveva fatto lo stesso nei confronti di Italia Viva. Niente accordo con i Cinque Stelle, insomma, ma al Pd poteva pure andare peggio. Il partito in Toscana rischiava di trovarsi al centro di una furibonda campagna elettorale con diverse coalizioni anti-Pd, ma la non candidatura della lista di Tomaso Montanari certamente aiuta Funaro, così come il mancato accordo fra Firenze Democratica e Italia Viva. In quest’ultimo caso, peraltro, la campagna elettorale di Stefania Saccardi sembra avere un limite: avendo un ruolo istituzionale di governo insieme al Pd e avendo da sempre un profilo moderato, che le impedisce di fare l’ultrà renziana, Saccardi ha rinunciato ad attaccare frontalmente gli alleati della Regione. In queste settimane è stato più duro Matteo Renzi con Dario Nardella, sindaco uscente, e con il Pd (ma non con Funaro) di Saccardi, che inevitabilmente non può fare una campagna tutta incentrata all’attacco dei Democratici.

Dunque Saccardi c’è e non c’è e come insegna da sempre Renzi non si può fare una campagna elettorale senza esserci del tutto. Chi beneficerà di questa incertezza? Forse Eike Schmidt, che punta molto sulla sua lista civica, come accaduto per la destra in altre parti della Toscana, potrebbe rivolgere un appello al “voto utile” a quel centro moderato che già si è amareggiato molto per la fine dell’ex Terzo Polo? I dirigenti del Pd sono convinti che l’elettorato di Italia Viva alla fine preferisca la sinistra alla destra; una sicurezza però smentita dai dirigenti di Italia Viva, che invitano il Pd a non dare niente per scontato.

I casi di Pisa e Massa, solo per restare da queste parti, sono la testimonianza del fatto l’elettorato renziano è mobile anche in Toscana. Sicché, il ballottaggio viene dato per scontato; in caso di secondo turno si capirà quanto costerà al Pd non aver fatto l’alleanza con Italia Viva al primo turno. Renzi tiene le mani libere. Potrebbe sostenere Schmidt - e per Italia Viva non sarebbe la prima volta di un accordo con la destra, anche se sarebbe la prima volta a Firenze - o appoggiare Sara Funaro. Certamente, non gratis. Ma se la distanza fra la coalizione di Funaro e quella di Schmidt dovesse essere esigua, il Pd avrebbe bisogno anche di altri apparentamenti. Pure quelli non a costo zero, beninteso.

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