DAVID ALLEGRANTI
Cronaca
Editoriale

Ma perché i Libdem non trovano spazio?

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 30 giugno 2024 – Ma che fine faranno i lib-dem, ora che Azione e Italia Viva sono rimasti fuori dal parlamento europeo? E, per venire alle vicende toscane, che fine faranno i riformisti ora che il partito di Matteo Renzi ha perduto la sfida alle elezioni comunali, peraltro con un risultato ben al di sotto delle aspettative? Il ritorno del bipolarismo potrebbe sembrare affrettato ma in realtà, come ha osservato il professor Marco Tarchi su QN-La Nazione, "personalizzazione e mediatizzazione favoriscono questa deriva, che in sede locale spinge chi sta al centro a cercare spazio e posti di qua o di là.

L’aumento costante del tasso di astensione fa capire che una situazione di questo genere a molti non piace, ma gli interpreti credibili del disagio diffuso, al momento, latitano. E rimangono più probabili fiammate populiste come quella grillina che exploits liberal-riformisti". Le Pecore Elettriche hanno chiesto un’impressione a un vecchio amico di Matteo Renzi, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. Il centro sembra essere evaporato, no? Farinetti premette che non vuole giudicare nessuno, perché ha "tanto lavoro da fare" e non vuole parlare di politica. Epperò qualche spiegazione sulla scomparsa del centro la fornisce: "Effetto clessidra. Tipico dei momenti segnati dagli ‘ismi’".

Ovvero? "Egoismo, egotismo, sovranismo, imperialismo da una parte / massimalismo, radicalismo, sindacalismo dall’altra. Si giudica, non ci si aiuta, si parla e non si lavora". Ma perché i libdem non trovano spazio? Anche loro vittime degli ismi, come l’egotismo? "Le caratteristiche base dei libdem dovrebbero essere il buon senso e la disponibilità al compromesso: l’obiettivo è gestire l’imperfezione. Ma sono cose (secondo me belle) che non sono di moda oggi, non aggregano. Ora io non mi sento di giudicare Calenda e Renzi, tuttavia è chiaro che non hanno raccolto consensi". Non c’è possibilità di sapere se, per Farinetti, i due leader lib-dem debbano farsi da parte, perché c’è un meeting che lo attende, ma la questione è chiara. Senz’altro i compromessi – soprattutto quelli interni - sono mancati nella storia dell’ex Terzo Polo.

L’incomunicabilità fra i due leader, Carlo Calenda e Matteo Renzi, è totale e anche le prospettive politiche sono divergenti, come dimostra, fra gli altri, il caso fiorentino, con Azione in coalizione con il Pd e Italia Viva per conto proprio. L’anno prossimo ci sono le elezioni regionali. Il partito di Renzi è intanto fuori dal governo di Firenze e chissà per quanto ancora governerà col Pd in Regione. A proposito di compromessi, in vista delle prossime elezioni regionali Italia Viva dovrà farne uno con sé stesso e decidere da che parte stare. Forza Italia è riuscita, nonostante la scomparsa di Silvio Berlusconi, a trovare una chiave per non soccombere al sovranismo e al nazional-populismo della coalizione guidata da Giorgia Meloni; è persino riuscita a superare la Lega, ormai ostaggio del generale Roberto Vannacci, al quale Matteo Salvini deve la propria salvezza. In altre epoche (e in altre epiche), Renzi riuscì a richiamare l’attenzione di quelli che Ilvo Diamanti definisce gli "ex voto". Con metà dell’elettorato che non va alle urne, i lib-dem potrebbero ripartire da lì per sconfiggere le loro passioni tristi.

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