Firenze, 30 settembre 2023 - «Pet influencer? Bene parlare di animali, ma occhio a non danneggiare il loro benessere». A dirlo è Saverio Meini, veterinario specializzato in esemplari esotici, attivo a Firenze e noto a sua volta proprio sui social per le tante foto postate con esemplari davvero insoliti. Nei suoi scatti, però, Meini mostra sempre grande rispetto per gli animali, senza costringerli a situazioni e pose innaturali. Ma non è così per tutti.
Dottore ci spieghi meglio: perché ha lanciato questo allarme? «Perché negli ultimi mesi abbiamo visto proliferare sui social un numero crescente di ‘pet influencer’ ovvero di soggetti che diventano popolari proprio per le foto e i video fatti con i loro animali. Può sembrare un fenomeno simpatico, ma ci sono ormai troppe e pericolose derive che davvero mettono a rischio il benessere degli animali e mandano messaggi completamente sbagliati».
Ci faccia qualche esempio?
«Una influencer americana diventata famosa per il suo granchio ‘domestico’ tanto da avere 230mila follower su Instagram. L’animale viene portato a guinzaglio, vestito con cappellini e ornamenti vari, indotto a mangiare una torta per il suo compleanno... Tutti atteggiamenti apparentemente buffi, ma del tutto innaturali e che rischiano di essere imitati. In Italia abbiamo un caso simile: un tik toker, con 1,7 milioni di follower, che posta video con una capra. Anche in questo caso potrebbe sembrare un fenomeno simpatico, ma l’animale viene, per esempio, indotto a mangiare dolci, taralli, uova di cioccolata, col rischio di gravissime complicanze sanitarie in una specie delicata e che si nutre di foraggio ed erba. Sono solo due esempi, ma potrei farne moltissimi e sono in aumento».
Questo perché si crea emulazione?
«Esattamente. Vedere questi video e queste immagini, assistere a tutta la notorietà che portano ai loro ideatori, diffonde un messaggio sbagliato e gli effetti si vedono. Questa estate ci sono stati tantissimi casi di animali portati impropriamente in spiaggia: dai conigli ai maiali. Dico impropriamente non perché creino problemi agli uomini in quei contesti, cosa che comunque può accadere per alcune specie, ma proprio nell’interesse dell’animale. I conigli, per esempio, sono terrorizzati dagli spazi aperti, dove si sentono prede indifese: la loro reazione è paralizzarsi e quindi possono sembrare tranquilli, ma in realtà, in quel momento, stanno vivendo uno stress enorme. Quello che noi viviamo come buffo è, in molti casi, un vero disagio per l’animale che subisce le scelte del suo proprietario o cerca di assecondarle per gratificarlo».
Qual è il suo appello quindi?
«Bisogna porsi nei confronti degli animali con maggior rispetto, guadando meno al nostro esibizionismo e più alle loro esigenze. Questo accade già in modo abbastanza quotidiano con cani e gatti: si è ormai creata la giusta sensibilità nei loro confronti e i proprietari scelgono cosa fare, dove andare e lo stesso luogo di vacanza anche in base alle esigenze dei loro amici a quattro zampe. È un approccio che va esteso a tutto il mondo animale. Ed è opportuno che chi segue i social conosca questi concetti e ne tragga le giuste conseguenze: mettere mi piace a una pagina che ‘usa’ in modo improprio un animale significa contribuire alle sue sofferenze».
Lisa Ciardi