Firenze, 11 settembre 2021 - Cambia tutto . E allora si può definire, senza esagerazioni, davvero rivoluzione nella gestione dei rifiuti in Toscana, dalla costa al Centro fino a sud regione. Se sarà definitiva si vedrà dai risultati, certo è che la politica strategica cambia verso. La Regione incardina le regole e gli obiettivi da raggiungere col nuovo piano definito dall’assessora all’Ambiente Monia Monni. E mette tutto sul mercato con un bando che sarà operativo da ottobre prossimo e resterà aperto fino a gennaio 2022. I grandi gestori, pubblici e privati, di rifiuti ed energia (società come la toscana Alia e l’emiliana Hera ad esempio) possono partecipare e proporre impianti e luoghi. Ma attenzione, la risposta del mercato sarà recintata in confini definiti: gli impianti potranno essere solo di un certo tipo, i luoghi dove insediare gli impianti dovranno rispettare i vincoli ambientali già definiti dai passati piani regionali (non solo dei rifiuti ma anche quelli ambientali e paesaggistici chiaramente) e quindi devono essere aree con destinazione a servizi e attrezzature o industriali, le tariffe per il costo dello smaltimento saranno definite all’origine da Regione e singolo Ato di appartenenza. Il ribaltone riguarda in primo luogo la quota di rifiuti solidi urbani che al momento non viene riciclata da filiere del riuso. Una parte considerevole, se si pensa che il 20 % del 60 % di media raccolto con la differenziata finisce in discarica o nei termovalorizzatori esistenti.
Ma gli impianti che le società metteranno in campo potrebbero anche essere utilizzati per gli scarti industriali allorquando la tecnologia lo permetta unendo le esigenze delle imprese e della collettività. Le linee strategiche del piano saranno presentate martedì dall’assessora Monni al Consiglio regionale per il dibattito. Il piano sarà al centro del confronto anche con le associazioni di categoria, sindacati, comuni, cittadini. E l’assessora Monni non escude l’ipotesi di avvelersi anche di un Cts, un comitato tecnico scientifico, che rappresenti una maggiore assicurazione specialmente per le associazioni di cittadini al fine di fugare qualsiasi dubbio. Insomma un team di esperti e scienziati a supporto delle linee strategiche.
Un piano particolarmente atteso per cercare di risolvere il problema relativo all’eccessivo ricorso alle discariche regionali e anche fuori (11mila tonnellate all’anno) con costi altissimi. La mancata autonomia gestionale del trattamento dei rifiuti ricade inevitabilmente anche sui costi della Tari (ad esempio più alta in Toscana che in Emilia). «Vogliamo aumentare ulterioremente la raccolta differenziata, incrementare il riciclo di materia e puntare alla riduzione degli scarti anche attraverso il potenziamento degli impianti di trattamento verso vere e proprie fabbriche dei materiali. Oltre a questo intendiamo sottrarre rifiuti non riciclabili alle discariche per destinarli a recupero in impianti di economia circolare, guardando con favore ad alcune proposte che mi sono state anticipate dai gestori che si stanno orientando verso le fabbriche di idrogeno o metanolo" sottolinea l’assessora Monni. L’addio nel nuovo corso alla termovalorizzazione è definitivo. La tecnologia ideale è quella che non fa un filo di fumo, recupera carbonio che raffinato dà vita a metanolo o idrogeno, sostanze utilizzabili nel ciclo ’pulito’ delle auto, ad esempio. Lo scenario che si apre in Toscana prevede chiusure di impianti, altri che rimangono in attività, altri ancora che entrano in campo in base alle offerte che arriveranno alla Regione. Stop definitivo agli inceneritori di Livorno e di Montale mentre restano in azione per i prossimi anni i termovalorizzatori di San Zeno ad Arezzo (Aisa) con ampliamento autorizzato dalla Regione e quello di Poggibonsi (Sienambiente) in modo che la zona sud della Toscana fin d’ora abbia una certa autonomia nello smaltimento e recupero.
Gli impianti nuovi secondo le ipotesi dovrebbero essere tre: probabilmente due nella Toscana Centro (province di Firenze, Prato, Pistoia) e uno sulla Toscana Costa. Il punto di riferimento per capire il modello auspicato di impianto potrebbe essere quello che Alia ha in progetto di realizzare a Montale (area ex incenitore) insieme a tre Comuni (Montale, Montemurlo, Agliana). L’impianto può essere definito un gassificatore senza fuoco che recupera carbonio che raffinato dà vita a metanolo e a idrogeno. La caratteristica di questo impianto, grazie alla sua tecnologia, potrebbe essere utile anche per il settore privato, in questo caso il distretto tessile che ha gravosi problemi di smaltimento degli scarti industriali (rifiuti speciali, circa 30mila tonnellate all’anno). Quindi il modello fabbrica dei rifiuti potrebbe venire incontro anche alle esigenze delle imprese private.
Oltre all’addio alla termovalorizzazione si sottolinea il no a nuove discariche perché "l’ottica non può che essere quella di una progressiva riduzione di quelle esistenti fino ad arrivare al 10 % nel 2035". Raccomandazione particolare è rivolta alla qualità dell’aria: coloro che realizzano i nuovi impianti devono assicurare il non incremento di emissioni rispetto al periodo precedente alla richiesta di procedura di valutazione di impatto ambientale. Secondo l’assessora Monni "uscire dalla logica preleva-produci-consuma-butta significa costruire un modello complesso di gestione dei rifiuti che punta a recuperare tutta la materia possibile nell’ottica di creare un’industria del riciclo che generi impianti positivi in termini ambientali, ma anche sociali ed economici". La Regione sottolinea che sarà il "Piano il luogo in cui verranno prese in accordo con i Comuni e le Aato le decisioni pianificatorie sui rifiuti urbani e la complessiva programmazione dei rifiuti speciali che, come noto, rappresentano la maggiore quota dei rifiuti prodotti con l’obiettivo di assicurare il pieno soddisfacimento dei principio di autosufficienza".