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Piante aliene in Toscana: la mappa. Una minaccia per la biodiversità

Il report tracciato dai Consorzi di Bonifica della Toscana. Dall'ailanto al poligono del Giappone: tanti i rischi per l'ecosistema e per la tenuta degli argini. Da Anbi regionale la proposta di un tavolo di lavoro permanente

I tecnici del Consorzio alle prese con il poligono del Giappone

Firenze, 31 gennaio 2023 - Vengono definite “aliene”, o più tecnicamente “alloctone”. Sono le piante che non dovrebbero vivere nelle nostre zone, ma che invece vi si sono insediate, con danni spesso pesanti all’ecosistema locale. Nell’elenco di quelle presenti in Toscana si contano il fico d’India dell’America centro meridionale e il (bellissimo) fico degli ottentotti, l’agave dell’America centrale e l’acetosella gialla, originaria del Sud Africa, che può pure essere tossica per il bestiame. E ancora l’ailanto, il poligono del Giappone, il millefoglio americano e la ludwigia peploides.

Fra gli enti che lavorano per frenare l’avanzata delle aliene, ci sono i Consorzi di Bonifica della Toscana che, operando continuamente sugli argini per tenere sotto controllo la vegetazione, si trovano a combattere con le specie più invasive. Proprio in questi giorni Anbi Toscana, l’associazione che riunisce i sei Consorzi di Bonifica regionali, ha proposto alla Regione Toscana e ad Arpat (Agenzia regionale protezione ambientale Toscana), l’attivazione di un tavolo di lavoro permanente sul tema.

«L’obbiettivo - spiega Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana - è dotarsi di linee guida su queste piante nocive, dando vita a protocolli condivisi. Proponiamo un tavolo tecnico permanente, dove individuare le specie, studiarle e fornire risposte organiche per contrastare un’emergenza che ormai riguarda tutta la Toscana, ma non solo».

I Consorzi hanno già una prima mappa delle presenze. Per esempio, nel nord della Toscana, dove opera Consorzio di Bonifica 1, è stato segnalato il ‘millefoglio americano’ (nome scientifico myriophyllum aquaticum), già inserito dalla Commissione Europea nell’elenco delle specie esotiche e invasive di rilevanza comunitaria. La forte espansione di questa pianta comporta problematiche di tipo idraulico (ostacolo al deflusso delle acque), ambientale (impatti negativi sulla biodiversità) e persino sanitario (creazione di un ambiente idoneo a nuovi micro-organismi finora assenti). Già adesso, il millefoglio americano viene rimosso dagli alvei almeno due volte l’anno e particolari cautele devono essere adottate per la pulizia delle attrezzature, evitando che frammenti della pianta possano essere trasportati in altri luoghi, favorendone la diffusione. Il Consorzio ha avviato a proposito anche una serie di studi con le Università di Firenze e Pisa per individuare, in assenza di letteratura in merito, le tecniche più efficaci per il contenimento del fenomeno.

Altro problema importante è la presenza del poligono del Giappone, diffusissimo nella zona pistoiese dove opera il Consorzio 3 Medio Valdarno e recentemente individuato anche alle sorgenti del fiume Arno, dove è attivo il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno. La Toscana si è già impegnata nella richiesta di un progetto comunitario Life per il contrasto all’espansione di questa pianta aliena: assieme a partner austriaci e greci, nonché alla Provincia Autonoma di Trento, ne sono promotori il Consorzio 3 Medio Valdarno (che dal 2018 sperimenta metodi innovativi di contenimento), l’Università di Pisa e il Cnr di Firenze. Fra l’altro, il poligono del Giappone ha una storia singolare: è stato infatti introdotto volutamente in Europa a scopo ornamentale a metà del 1800, per abbellire parchi e giardini. Da allora si è diffuso rapidamente con danni importanti: può causare infatti una maggiore erosione del suolo, fino a compromettere la stabilità degli argini e, nelle città, i rizomi possono spaccare muri e pavimentazioni.

Il terzo fronte è quello all’ailanto, altra pianta infestante sulla quale sempre il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno ha avviato un progetto innovativo con l’Università di Pisa: l’obiettivo è contrastarne la crescita utilizzando un fungo (verticillium dahliae), che rende possibile una lotta biologica contro la sua rapida espansione. Di recente, un’altra scoperta ha riguardato il fiume Bisenzio, sempre di competenza del Consorzio 3, dove l’Arpat ha segnalato nel la presenza di un’altra pianta infestante, la Ludwigia peploides

Il Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud sta invece lavorando sul contenimento della ‘arundo donax’, la canna comune: in questo caso non si tratta di una pianta aliena, ma la sua proliferazione, viste le mutate condizioni ambientali, sta in alcuni casi andando a danno di altri vegetali. Così, da marzo 2021, sul torrente Ampio, nel grossetano, è stato avviato un progetto sperimentale di contenimento, portato avanti dal Consorzio di Bonifica 6 con le Università di Siena, Pisa e Firenze.

«Un primo step per il proposto tavolo tecnico – ha detto Massimo Gargano, direttore generale di Anbi nazionale - potrebbe essere proprio un accurato lavoro di censimento. Siamo di fronte a una nuova frontiera, sulla quale si trovano a operare i Consorzi di bonifica e irrigazione, supplendo con la ricerca universitaria, nonché con la formazione del personale, a conoscenze finora insufficienti. I Consorzi si dimostrano così, ancora una volta, innovativi laboratori a cielo aperto».

«Il radicarsi di piante aliene – ha concluso il presidente di Anbi nazionale, Francesco Vincenzi - come di animali e insetti alloctoni quali gamberi della Louisiana e zanzare-tigre, è favorito dalle mutate condizioni climatiche, creando nuovi rischi per l’equilibrio territoriale e la sua biodiversità, fino a minacciare, in alcuni casi, la stessa salute umana. Certo è che non possiamo essere lasciati soli in questa battaglia: auspichiamo che gli allarmi lanciati da territori finora circoscritti vengano raccolti sollecitamente dalle autorità competenti».