Firenze, 8 gennaio 2024 – “Nelle migliaia di pagine di atti depositate non c'è una riga che accosti la mia persona alla 'questione’ Keu, rispetto alla quale sono del tutto estraneo. L'indagine della procura di Firenze ha accertato come non mi sia intascato denaro, né abbia percepito altre utilità per avvantaggiare privati nello svolgimento della mia attività legislativa di consigliere regionale. Viene tuttavia mantenuta nei miei confronti un'accusa diversa, quella di cosiddetta corruzione elettorale, priva di qualsiasi fondamento. A tal fine viene rispolverata una norma di 70 anni fa”. Così il consigliere regionale Pd Andrea Pieroni, tra i 24 indagati. “Ma in sede di udienza preliminare, dove potrò difendermi davanti ad un giudice - aggiunge in una nota -, sono convinto che anche questa accusa cadrà. Nelle vicende che mi riguardano ho agito sempre lecitamente, nel rispetto delle regole, nella mia qualità di rappresentante di un territorio, la provincia di Pisa, che annovera la gran parte di uno dei distretti produttivi più importanti e rilevanti del Paese, il distretto conciario”. Il consigliere regionale ricorda che “l'emendamento che ho sottoscritto insieme ad altri colleghi, presentato in aula con modalità consentite dai regolamenti consiliari, illustrato dal presidente dell'Assemblea, fu approvato senza voti contrari dal Consiglio regionale il 26 maggio 2020, in un momento in cui le elezioni erano ancora lontane, e le liste con le candidature erano di là da venire”.
Secondo Pieroni “gli effetti che da quella modifica normativa sarebbero scaturiti non erano ad personam, ma avrebbero risposto a questioni che provenivano dal territorio e dalle categorie socioeconomiche che vi operano, con le quali la politica non può non interfacciarsi, se non vuole tradire la sua funzione. Confermo la mia fiducia - conclude - in un esito che vedrà riconosciuta la mia piena estraneità all'addebito che mi viene contestato”.