ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Aprono i primi Pir: ambulatori per casi lievi anti caos pronto soccorso. Come funzionano e dove nasceranno

I punti di intervento rapido, con un ritardo di due mesi, al via il 2 o il 16 dicembre. Tre a Firenze, uno a Prato, uno a Pistoia e uno a Sovigliana (Empoli). Al bando hanno partecipato 160 medici

Pronto soccorso emergency ospedale di Cisanello Pisa (foto di Enrico Mattia Del Punta)

Pronto soccorso emergency ospedale di Cisanello Pisa (foto di Enrico Mattia Del Punta)

Firenze, 14 novembre 2024 – Con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle previsioni, il 2 o il 16 dicembre, dovrebbe partire la sperimentazione dei Pir in alcuni presidi dell’Asl Toscana centro. La data del via era stata fissata per il primo ottobre scorso, poi alcune divergenze sul bando di selezione dei professionisti con i medici di famiglia ha causato un ritardo che ha fatto sciogliere solo ieri la riserva sui tempi di attuazione. Ieri infatti si è svolto il primo colloquio del bando di selezione al quale hanno preso parte 160 medici di medicina generale e specializzandi nella stessa disciplina.

Cosa sono i Pir? I Punti di intervento rapido rappresentano il nuovo progetto sperimentale della Regione Toscana – un tassello importante della riforma della medicina territoriale in atto – per migliorare l’efficienza dei servizi sanitari di prossimità offerti al cittadino e ridurre l’afflusso di casi non gravi nei pronto soccorso, che rappresentano oltre la metà degli accessi.

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Si tratta di ambulatori territoriali o di punti ambulatoriali realizzati in prossimità dei pronto soccorso degli ospedali che dovrebbero fornire assistenza rapida per pazienti con bisogni sanitari minori o di bassa complessità, garantendo un accesso tempestivo alle cure.

La sperimentazione di sei mesi, nel progetto dell’Asl Toscana centro, partirà a Firenze nella casa della salute delle Piagge e vicino al pronto soccorso dell’ospedale di Torregalli, all’ospedale Serristori di Figline Valdarno, a Prato è ancora da decidere se al centro ambulatoriale della Misericordia o al centro sociosanitario Roberto Giovannini, a Pistoia nell’ex ospedale del Ceppo e a Empoli nella casa della salute di Sovigliana.

Come funzioneranno? Quelli prossimi ai pronto soccorso saranno in funzione sette giorni su sette con accesso diretto, vale a dire che il cittadino che ne ha bisogno può andare direttamente. Per i Pir ambulatoriali, invece, il percorso sarà differente: si potrà accedere con la richiesta del medico di famiglia o tramite il numero 116117 dedicato ai casi che non si configurano come emergenze sanitarie.

L’importante sarà arrivare alla sperimentazione prima dell’ormai canonico appuntamento con il sovraffollamento dei pronto soccorso per le vacanze di Natale, quando i numeri dell’influenza cominciano a farsi sentire anche con casi complicati e quando l’assenza per le feste dei medici di famiglia lascia i cittadini senza riferimenti che non siano quelli della guardia medica – sarà messo alla prova anche il servizio 116117 – o il pronto soccorso.

Pronto soccorso al momento unico riferimento certo, sempre aperto, per le necessità di salute dei cittadini costretti allo slalom gigante per riuscire a ottenere in tempi accettabili visite specialistiche ed esami strumentali. Dopo il periodo di sperimentazione il numero di Punti di intervento rapido, se saranno promossi, aumenterà: ne sarà realizzato uno per ogni zona distretto, nelle case di comunità, uno ogni Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) che sono raggruppamenti funzionali, monoprofessionali, di medici di medicina generale.

I Pir inizialmente funzioneranno 12 ore al giorno, poi quando sarà completata la realizzazione degli hub delle case di comunità, con il 2026, l’orario si estenderà sino alla mezzanotte. L’idea dei Pir era nata in seno al gruppo di lavoro regionale, ragionando sulla strada tracciata dall’Emilia Romagna che nel luglio dello scorso anno ha varato la riforma del sistema di emergenza urgenza, facendo nascere i Cau. I centri di assistenza e urgenza attivi 7 giorni su 7, 24 ore al giorno in strutture che coprono un bacino d’utenza tra i 35 e i 75mila abitanti. Sorte nelle case della comunità ma anche in locali riconvertiti fra vecchi ospedali e ambulatori dismessi. Con personale medico, infermieristico, la possibilità di fare analisi ed esami.