REDAZIONE CRONACA

Firenze, stato di agitazione al Polimoda

La Flc Cgil: "E' l'unico istituto di alta formazione del territorio che, nonostante bilanci positivi, non ha integrato il sussidio Inps ai dipendenti"

L'istituto Polimoda (foto repertorio)

Firenze, 24 giugno 2020 - Proclamato lo stato di agitazione sindacale all'istituto Polimoda, e secondo la sigla Flc Cgil «si va verso iniziative di lotta». La Flc Cgil spiega che «è l'unico istituto di alta formazione del territorio che, nonostante bilanci positivi, non ha integrato il sussidio Inps ai dipendenti, a cui già aveva tolto pezzi di salario».

Il sindacato ha chiesto l'intervento dei soci pubblici (Comuni di Firenze, Prato, Scandicci) sostenendo: «E' degno di un paese civile che un'azienda parzialmente pubblica faccia profitto tagliando i salari dei propri dipendenti?». Durante lo sviluppo della crisi Covid la Flc Cgil, tra Firenze e provincia, «ha firmato quasi cento accordi per l'accesso agli ammortizzatori sociali con istituti di diverse dimensioni privati e misto pubblico privati che operano su tutti i livelli dell'educazione scolastica ed extra-scolastica, accordi che hanno riguardato oltre 2000 lavoratori. I più solidi di questi istituti hanno messo a disposizione risorse aggiuntive per garantire ai propri dipendenti condizioni di miglior favore rispetto alla prestazione erogata dall'Inps» ma «l'unico soggetto che è andato esattamente nella direzione opposta, scaricando sui propri lavoratori (circa 80 amministrativi) una crisi che, tra l'altro, l'ha appena sfiorato, è una associazione senza scopo di lucro partecipata dai Comuni di Firenze, Prato e Scandicci: Polimoda, che si è dimostrato il peggior datore di lavoro in questa emergenza Covid».

«Nonostante un bilancio - continua la nota - che supera i 20 milioni di euro, un consuntivo dell'anno 2018/19 chiuso con un avanzo contabile di quasi 6,5 milioni di euro, e un incremento del patrimonio di oltre 6,6 milioni di euro, l'ente ha ritenuto di non poter investire una frazione infinitesima di questo avanzo per tutelare quella parte dei propri lavoratori che, a seguito della sospensione della prestazione lavorativa, avrebbero perso parte del proprio salario».