Firenze, 12 dicembre 2022 - "Cronaca di una morte annunciata". Con queste parole il segretario toscano del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, Gerardo Anastasio, commenta lo stato della crisi dei pronto soccorso. "Una morte annunciata – spiega Anastasio – non solo del servizio fondamentale dell’emergenza ma di tutto il sistema sanitario, che ormai in pochi ci ostiniamo a volere pubblico, contro tutto e tutti e a favore dei cittadini di questo sciagurato Paese".
E’ bastato il micidiale mix di complicazioni influenzali soprattutto tra le persone fragili – in una stagione in cui il virus è tornato a diffondersi precocemente e con una crescita esponenziale –; il ponte festivo che dal 7 dicembre a ieri ha visto impegnati i medici di famiglia (come previsto da contratto) solamente venerdì 9; e il Covid che non è scomparso a differenza delle mascherine che sono state abbandonate, per mandare in tilt il pronto soccorso di Careggi che alla vigilia del giorno dell’Immacolata ha registrato un boom di accessi tale da causare un tappo con una coda di sessanta pazienti da visitare. Con la maggioranza di casi non gravi. Ma tantissime situazioni di disagio sociale: anziani abbandonati a loro stessi che, senza aiuti, non riescono a curarsi a casa. Problemi che si sommano. Il primo: la carenza di medici. Si aspetta di poter attingere dalla graduatoria del concorso di medicina interna: ma dei circa 160 dottori, gli specializzati sono 60, la stragrande maggioranza già dentro il sistema e un centinaio di specializzandi in gran parte provenienti da Perugia. L’Umbria li lascerà venire? Anche se tutto andrà liscio, i medici non potranno arrivare prima di fine gennaio. Come cavarne le gambe nel periodo festivo in queste condizioni? Con l’influenza che colpirà ancora più duramente – un primo picco sembra previsto intorno a Natale – con il Covid che rialza la testa (a New York si consiglia l’uso di mascherine al chiuso che diverrà obbligatorio a Los Angeles se il numero dei ricoveri per coronavirus salirà oltre il 10%), con il personale che legittimamente avrebbe diritto a qualche giorno di ferie, con l’assenza dei medici di base.
"Confermo l’attenzione della Regione per l’essenziale servizio dei pronto soccorso – dice l’assessore alla sanità Simone Bezzini – Abbiamo chiesto da tempo al governo la previsione di norme speciali di valorizzazione economica e di carriera per chi lavora nel sistema di emergenza-urgenza. La Regione, nel frattempo – aggiunge – ha introdotto innovazioni organizzative per rendere più agevoli i flussi tra i pronto soccorso e i reparti ospedalieri, ha bandito nuovi concorsi e sta lavorando al nuovo modello di assistenza territoriale per dare risposte rapide evitando ingressi impropri al pronto soccorso". Per ora purtroppo i risultati non si vedono. Ma conforta il fatto che il direttore generale dell’Asl Toscana centro, Paolo Morello, scongiuri che si possa andare incontro a chiusure dei pronto soccorso dell’ospedale di Pescia e di Santa Maria Nuova, a Firenze. "Questi ospedali stanno lavorando con grande determinazione per affrontare l’eccezionale afflusso per l’epidemia influenzale – dice – L’intesa tra il personale sanitario dei pronto soccorso e dei reparti di degenza mette al riparo le strutture da paventati rischi di chiusura".
Tutti sono consapevoli che la sitazione è complessa. "Nessuno sottovaluta il problema della carenza di personale: stiamo procedendo ad assumere tutti gli operatori disponibili sul mercato", conclude Morello. La verità è che servono misure straordinarie, concentrazione e lungimiranza. Diversamente le buone intenzioni non saranno sufficienti. Anaao con Anastasio dice che per tutte queste ragioni il sindacato giovedì scenderà in piazza Santi Apostoli a Roma. "L’assessore Bezzini aspetta soluzioni nazionali – dice – ma dal 2001 in sanità le Regioni hanno ampia potestà". Anastasio è netto: "Sicuramente mancano risorse nazionali, ma il governo per dare soldi chiede che il sistema sia organizzato secondo standard di efficacia, efficienza e sicurezza delle cure: norme localmente spesso eluse o derogate per interessi di campanile o di potentati vari o perché non si ha il coraggio di fare scelte razionali e scientificamente validate, per paura di perdere facili e volatili consensi".