ANTONIA CASINI e TOMMASO STRAMBI
Cronaca

Psichiatra uccisa. Gianluca Seung: reati e violenze. Tutti sapevano ma il sistema ha fallito

Scambi di mail, documenti trasmessi da un ufficio all’altro e un fitto elenco di enti coinvolti. Ecco perché né il Tso né le misure di sorveglianza sono state eseguite. E l’evitabile è accaduto

Firenze, 30 aprile 2023 – «Seung va fermato": è il concetto espresso in una pec inviata dalla Questura di Lucca al Comune di Viareggio e, per conoscenza, alla Prefettura di Lucca, all’Azienda Usl Toscana Nord Ovest e al Commissariato di Polizia di Viareggio.

Una missiva data 4 aprile 2023, benché, in realtà, in epigrafe ci sia un clamoroso refuso. Una marchiano errore corretto dalla firma digitale, ma di per sé indicativo del caos creatosi in questa drammatica storia che di errori ne ha molti e di ben più gravi. Ma è solo il primo cortocircuito (è questa la parola più appropriata) di una serie che copre tra la fine di marzo (quando Gianluca Paul Seung si presenta negli uffici della Questura di Lucca) e il 21 aprile quando, secondo l’accusa, massacra (forse con un mattarello o con un hilmocho nunchakus usato nell arti marziali) la dottoressa Barbara Capovani.

Cosa è accaduto? La dirigente della Questura annota: "Alla luce del suo comportamento pericoloso e recidivo si chiede di valutare un accertamento sanitario per valutarne le condizioni di salute e l’adozione di eventuali necessari od opportuni provvedimenti". Da qui, appunto, l’invio della pec al Comune di Viareggio. L’adozione di un Tso, infatti, come prevede la legge 833 del 1978, è "un provvedimento che viene emanato dal sindaco" sulla base di due certificazioni ("una proposta formulata da un primo medico, che valuta le condizioni del soggetto, e un parere di un medico della Asl, al quale spetta l’eventuale convalida della proposta"). Così non appena ricevuta la pec dalla Questura, l’amministrazione viareggina l’ha "subito inoltrata" agli uffici competenti, vale a dire quelli dell’Asl.

E qui emerge un primo buco nero: Gianluca Paul Seung, nonostante i trascorsi sanitari, non ha un medico di base che possa redigere la prima certificazione necessaria. L’incartamento quindi, a questo punto, passa all’autorità sanitaria. Ma nessuno – stando agli atti che La Nazione ha potuto visionare – firma le due certificazioni necessarie al sindaco ad emettere il Tso. Che fa l’Usl? Secondo quanto riferiscono dalla direzione generale da noi interpellata, "la segnalazione – in cui si raccontavano i fatti e si chiedeva di effettuare ulteriori accertamenti sulla persona – non era passata assolutamente inosservata: era stata inoltrata subito ai vari enti interessati per sollecitare la nomina dell’amministratore di sostegno, fondamentale per eseguire accertamenti sulla persona, vista la sua contrarietà agli stessi". A chi spetta la nomina dell’amministratore di sostegno? Al giudice tutelare del Tribunale di Lucca. E in effetti, come confermano sempre dalla direzione generale dell’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, "una settimana dopo quella segnalazione, il 13 aprile era stato nominato come amministratore di sostegno un legale, che però poi ha rifiutato la nomina, come altri successivamente". Nessuno, quindi, si prende carico di Seung. E lui resta libero di circolare, salire su un treno e da Torre del Lago raggiungere Pisa. Attendere, per due giorni, che la dottoressa Capovani esca dal reparto e colpirla, ripetutamente alla testa e al volto, fino a massacrala. Cancellando, forse, nel suo delirio i mostri che affollavano la sua mente. Un cortocirucito da qualunque angolazione lo si guardi.

Un percorso, quello di Seung dall’ospedale verso casa, che è stato notato da alcuni passanti. Ci sono dunque altre persone che lo avrebbero visto in quel venerdì che ha cambiato molte vite, una vicino al Santa Chiara e l’altra quando era già più lontano. "Sembrava nascondesse qualcosa". Forse proprio l’arma, mai ritrovata. L’uomo - come ricostruisce uno dei suoi legali, l’avvocato Parrini - dopo l’assoluzione per l’aggressione al vigilante al Tribunale di Lucca - avrebbe avuto a metà maggio l’udienza davanti al magistrato di sorveglianza per verificarne la pericolosità sociale e applicare eventualmente una misura di sicurezza. Potrebbe essere legata proprio a questo l’aggressione così violenta alla dottoressa Capovani che aveva firmato la sua dimissione, nel 2019, con una diagnosi che di fatto lo avrebbe reso invece imputabile? Una domanda che resta per ora senza un perché.