FIRENZE, 29 Aprile 2021 - «Riprendiamoci gradualmente pezzetti della nostra vita. Non appena la situazione epidemiologica ci consentirà di riconquistare un po’ più di libertà, torniamo poco a poco a riattivare quelle sane forme di relazione di vita, certo rispettando sempre le norme di sicurezza». Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, in questo anno ha visto crescere in modo esponenziale il disagio psicologico, che ha investito tutte le fasce d’età. «Sono ormai tanti mesi che viviamo da reclusi ‘a corrente alternata’ per via del cambio delle fasce dei colori - dice -. Se nel lockdown la popolazione in linea generale ha retto piuttosto bene, a parte le categorie in prima linea quali medici ed infermieri, con l’autunno la situazione di sconvolgimento si è appesantita a dismisura. Con gravi ripercussioni sulla salute psichica di molti di noi».
Sono gli adolescenti quelli ad accusare maggiormente il colpo?
«Non c’è dubbio, perchè quella è l’età dello stare insieme, dello scambiarsi esperienze e emozioni. Invece i ragazzi si sono ritrovati di nuovo segregati tra le mura domestiche, dove quegli scontri fisiologici coi genitori, tipici dell’età adolescenziale, hanno trovato terreno fertile. A molti è mancato lo sport o l'andare in palestra, un toccasana per scaricare le tensioni. Alla fine, questo mix di rabbia, delusione, frustrazione e solitudine ha creato un diffuso stato depressivo, dovuto alla monotonia di giornate tutte uguali. Nei servizi pubblici, la richiesta di aiuto psicologico da parte dei giovanissimi è aumentata del 30%».
La scuola è insostituibile.
«Da una parte meno male che c’è la Dad, altrimenti la didattica si sarebbe del tutto interrotta, dall’altro le relazione non passa attraverso il pc. Di questo i ragazzi hanno sofferto molto. C’è chi si collega, oscura la cam e torna a letto».
Come intervenire?
«Tutte le scuole dovrebbero adeguarsi al protocollo siglato a settembre tra il nostro Ordine nazionale ed il Ministero dell'Istruzione per attivare sostegno psicologico negli istituti. Poche lo hanno fatto».
E i bambini?
«Hanno sofferto meno perchè le scuole sono praticamente sempre rimaste aperte. Poi, per i più piccini, tutto dipende dal contesto familiare. Se è sereno, il bimbo sta bene. Se invece è fonte di stress, allora il discorso è ben diverso».
Cosa dire degli adulti, perlopiù confinati in casa per via dello smartworking?
«Beh, la relazione è alla base della nostra salute psicologica. Quando non c’è più, è facile che si manifesti il malessere. Certo, gli adulti hanno più strumenti per affrontare questa complicata situazione, ma anche tra loro è cresciuta in modo esponenziale la richiesta di supporto. Il fantasma della depressione si è affacciato in molte persone. Inoltre col lockdown tante coppie si sono separate. Abbiamo vissuto un anno surreale, costretti in una bolla. Abbiamo toccato con mano quanto poco si sia investito in passato sulla salute psicologica. Speriamo che la pandemia insegni a mettere al centro la salute delle persone».
Cos’altro dovremmo imparare dall’emergenza Covid?
«Che ogni tanto dobbiamo fermarci e che abbiamo bisogno di ritagliarci spazi tutti nostri per ritrovare il benessere. Una pausa caffè, una chiacchiera col collega sono momenti fondamentali, oggi purtroppo perlopiù assenti per via del lavoro da remoto. Ma se siamo sempre attivi, sul pezzo, senza aree di decompressione, rischiamo una sorta di «automatizzazione« di noi stessi. È invece importante gestire il tempo. Diamoci delle scadenze, applicando quelle ‘regole’ che avevamo in presenza. Invece, tra pc e social siamo tutti sempre iperattivi e....connessi. E questo crea un danno alla salute. Chi lavora di continuo vedrà prima o poi vacillare il proprio assetto psicologico».
Si parla sempre poco della sofferenza degli anziani in questo terribile periodo.
«Nei loro confronti dobbiamo avere una particolare attenzione. Gli anziani, spesso molto soli, hanno vissuto pure il terrore di ammalarsi. Molti sono stati tenuti lontani dai nipoti. Una campana di vetro per evitare il contagio che, però, ha provocato sofferenza e solitudine. Bisogna stare molto vicini ai nostri nonni. E una particolare attenzione va dedicata anche al personale sanitario, che ha alle spalle mesi e mesi di grande stress».
La vostra categoria è finita nel mirino del premier Draghi per aver avuto accesso ai vaccini. Cosa replica?
«Una polemica che ci ha fatto molto male. Ricordiamo che quella di psicologo è una professione sanitaria. Come tale, ognuno di noi ha l’obbligo di vaccinarsi. Oltretutto, in questi mesi per noi il lavoro è molto aumentato. Siamo in costante contatto con l’utenza»