
Un laboratorio Covid
Firenze, 25 gennaio 2021 - Se ne parla molto nella comunità scientifica e tra la gente: le varianti del coronavirus sono il tema del momento. Come faranno evolvere il contagio in questo 2021? Quante sono? Sono resistenti ai vaccini? Una serie di domande che i cittadini si pongono. Di certo le varianti sono le osservate speciali dell'Organizzazione mondiale della Sanità, e non è un mistero che la comunità scientifica guardi con attenzione e timore queste mutazioni. Il tema centrale è se queste varianti possano infatti resistere ai vaccini.
Perché il covid varia?
Detta in maniera semplice, un virus varia principalmente per sopravvivere. E così accade per il coronavirus. Questo il motivo delle varianti di cui sentiamo parlare. La variazione dipende molto spesso dall'ambiente in cui il virus si trova. Quello che si nota è che il coronavirus varia con minor velocità rispetto ad altri suoi "parenti". Le mutazioni sono comunque eventi previsti dagli scienziati.
Quante sono le varianti?
Fin da giugno 2020, quindi quattro mesi dopo i primi contagi, gli scienziati hanno notato che i ceppi europei mutavano. Come sottolinea l'Ars Toscana, Agenzia regionale di sanità, furono individuati a giugno tre mutazioni nei ceppi europei. Solo nel Regno Unito, adesso, potrebbero esistere centinaia di ceppi diversi, seppur ne sono stati individuati ufficialmente soltanto 23. Per questo è difficile dare un numero o la dimensione di quante siano le varianti. Che vengono comunque raccolte in alcuni sottogruppi.
Variante inglese
"Le analisi epidemiologiche preliminari compiute in Gran Bretagna - dice l'Ars - suggeriscono che la variante è significativamente più trasmissibile rispetto alle varianti circolanti in precedenza, con un aumento stimato dell’indice riproduttivo R di 0,4: questo porterebbe a un aumento della trasmissibilità stimata fino al 70%. Sono necessarie ulteriori indagini per comprendere il meccanismo biologico alla base di questo aumento. La maggiore trasmissibilità aumenterebbe il rischio di diffusione in Gran Bretagna e in Europa, specialmente se i movimenti dei viaggiatori non venissero limitati: alla fine la nuova variante potrebbe a sostituire i ceppi attualmente in circolazione in gran parte dell'Ue". La variante inglese è comparsa nel settembre 2020 nel Kent e ha colpito principalmente soggetti sotto i 60 anni.
Variante sudafricana
In molti temono che la variante sudafricana, responsabile di un grosso focolaio a Città del Capo, possa essere resistente al vaccino. E' giusto dire che gli studi fin qui condotti non hanno portato a una tesi definitiva, ovvero se sia più resistente agli anticorpi. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "Nature" la variante potrebbe eludere i vaccini. Ma il condizionale, per il momento, resta d'obbligo.
Variante brasiliana
E' stata isolata per la prima volta il 6 gennaio. E proprio nella giornata di lunedì la variante brasiliana del coronavirus è stata riscontrata in Italia, in un uomo rientrato a Varese dal Brasile. "Se si conferma una minore protezione da parte del vaccino, rimane solo un'opzione: bloccare tutto", dice il virologo Andrea Crisanti. A preoccupare Crisanti sono alcuni lavori condotti sulla variante in questione che mostrano che "i sieri dei vaccinati hanno una limitata capacità di bloccarla. Da un punto di vista epidemiologico non si sa quanto effettivamente siano resistenti i vaccinati alla variante, è un'informazione ancora tutta da acquisire - puntualizza - ma sembra che gli anticorpi abbiano una capacità del 30%", diminuita cioè del 70%.