
La Rems Villa Caterina
Firenze, 30 luglio 2023 – Guai a chiamarlo carcere eppure sono strutture recintate, videosorvegliate la cui vigilanza è affidata alla polizia penitenziaria e all’Asl. Perché le Rems, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, rappresentano il superamento dei vecchi Ospedali psichiatrici giudiziari, aboliti con la legge del 2013 (in seguito ai lavori della commissione Marino) e chiusi definitivamente tra il 2015 e il 2017 che ospitavano i detenuti con patologie psichiatriche.
Le Rems, trenta in Italia secondo i dati del ministero della Giustizia, sono di competenza attualmente delle Regioni (assessorati alla Sanità) e sono nate per accogliere le persone affette da disturbi mentali che hanno commesso reati e a cui viene applicata dalla magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero.
Si tratta di imputati che sono stati ritenuti infermi o semi-infermi di mente, al momento di commettere il delitto. Nel primo caso non possono essere detenuti in carcere e vengono assolti per il totale vizio di mente, nel secondo (i semi-infermi) il giudizio sulla capacità di intendere e di volere incide anche sull’entità della pena.
Ma, una volta espiata, la sentenza può contenere la prescrizione della misura di sicurezza da espiare in una Rems. Destino comune ad alcuni degli autori dei crimini più efferati che hanno macchiato l’Italia. Ora Luca Delfino trasferito dal carcere di Spezia alla struttura di Genova, prima Luigi Chiatti, l’allora giovane geometra che si definì ’il mostro’ e uccise i piccoli Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci e attualmente si trova in Sardegna a Capoterra.
La legge che le istituisce vieta espressamente che gli internati siano ’condannati’ all’ergastolo bianco ma, di fatto, la permanenza degli autori di reato, ritenuti pericolosi, nelle Residenze, dipende dal giudizio sulla pericolosità sociale della magistratura di sorveglianza, sulla base delle relazioni tecniche degli operatori della struttura. E si tratta di un corridoio strettissimo: tra il divieto di trasformare le Rems in strutture con un fine pena mai e il rischio di mettere in pericolo la collettività.
In Toscana le Rems sono due: Volterra e Empoli. La prima è stata aperta nell’area dell’ex manicomio il primo dicembre 2015. La seconda realizzata nell’immobile dell’ex carcere femminile di Empoli, ceduto alla Asl è stata inaugurata alla fine di luglio 2020. La struttura di Volterra ha una capienza di 30 persone (di cui 28 uomini e 2 donne), «con competenza ad accogliere, in base a un accordo tra Regione Toscana e Regione Umbria (che non si è mai dotata di una struttura nonostante gli appelli della magistratura, ndr), anche i destinatari di misura di sicurezza provenienti da questa regione», è scritto nella Relazione sullo stato delle carceri del Garante della Toscana.
La previsione prevede un ampliamento a 40 posti a conclusione dei lavori programmati per la realizzazione della Residenza definitiva. La Rems di Empoli ha una capienza attuale di 9 posti, ma alla conclusione dei lavori, che ancora sono in corso in una parte dell’immobile, potrà ospitare 20 persone L’aspetto più critico riguarda le liste di attesa: a dicembre 2022 erano in 70 (59 uomini e 11 donne) ad aspettare un posto libero, contro i 59 della fine 2021.
Tra le persone in lista d’attesa, 11 sono detenute in carcere (10 uomini e 1 donna) e di questi 5 senza alcun titolo, qualcuno è irreperibile, altri liberi. Ma in passato si sono registrati casi di imputati affetti dal vizio totale di mente ’ospitati’ negli Spcd, le strutture psichiatriche degli ospedali, in attesa di un posto libero. La Corte Europea dei Diritti dell’uomo con una sentenza del 24 gennaio 2022 aveva condannato l’Italia a risarcire una persona detenuta in carcere in attesa della liberazione di un posto in Rems per illegittima detenzione.