BARBARA BERTI
Cronaca

Riecco la meraviglia di Giotto. Lo splendore torna alla luce nei dettagli di San Francesco

Il lavoro sarà completato nell’estate ’25 ma già si organizzano le anteprime. Aperto il dibattito sul futuro dell’opera nella Cappella di Santa Croce.

Riecco la meraviglia di Giotto. Lo splendore torna alla luce nei dettagli di San Francesco

Cristina Acidini, Maria Rosa Lanfranchi ed Emanuela Daffra. A sinistra restauratrice al lavoro

"Un indiscusso capolavoro che assume un significato simbolico alto nell’ottavo centenario delle stimmate di San Francesco, celebrate in tutta la Toscana, cui la Regione collabora". Così il governatore Eugenio Giani durante la visita al cantiere del restauro condotto sulle ’Storie di San Francesco’, narrate da Giotto nella Cappella Bardi in Santa Croce. Il restauro finirà nell’estate del 2025, ma i ponteggi del cantiere resteranno per almeno altri due mesi in modo da consentire le visite del pubblico (anteprime già da ottobre).

L’intervento, portato avanti dall’Opera di Santa Croce, l’Opificio delle Pietre dure con il contributo determinante della Fondazione Cr Firenze "è un restauro che ha tanto da raccontare" dice Cristina Acidini, presidente Opera di Santa Croce. "Riesce a far riemergere i particolari dell’impegnativo lavoro preparatorio dell’artista, la progettazione scenica coraggiosa, la generosità cromatica, l’intensità dei volti e delle immagini d’insieme. Elementi che il tempo aveva offuscato, a tratti cancellato, e che tornano alla luce grazie all’utilizzo di strumentazioni avanzatissime" spiega Acidini.

Col coinvolgimento di centri di ricerca, professionisti di rango internazionale e un ausilio di strumenti high-tech, e sotto la vigile supervisione della soprintendenza, in Santa Croce da giugno 2022 si lavora con meticolosità per restituire al meglio la freschezza della pittura di Giotto, la ricchezza dei dettagli e rimpiangere quanto per le insipienti scelte dei secoli passati è andato irrimediabilmente perduto. La prima fase, la ripulitura, intanto, può dirsi completata. Gli interventi sono stati preceduti da un’approfondita campagna diagnostica condotta dall’Opificio con l’uso di tecnologie avanzate e apparecchiature no-touch e termocamera. I rilievi con il laser scanner hanno consentito di ottenere un modello Hbim 3D dell’intera cappella, ed è stato dunque possibile riportare alla luce una decorazione precedente, probabilmente geometrica, di individuare le buche pontaie – realizzate per sostenere le impalcature – e di precisare l’andamento e la struttura del cantiere trecentesco, ricostruendo la successione del lavoro pittorico che nel caso della cappella Bardi ha visto portare avanti la sperimentazione dell’uso misto di pittura a fresco e a secco.

"Questo lavoro è l’ideale proseguimento delle attività avviate dall’Opificio nel 2010 – dice Emanuela Daffra, Soprintendente Opificio delle Pietre Dure –. Allora era stata condotta una campagna diagnostica finalizzata alla conoscenza tecnica giottesca e dello stato di conservazione sia della Cappella Bardi sia dell’attigua Cappella Peruzzi. Tra il 2011 e 2013 il nostro Settore pitture murali e stucchi ha restaurato l’episodio delle Stimmate di San Francesco, dipinto all’ingresso della stessa Cappella. La consuetudine del nostro istituto con Giotto non annulla, però, lo stupore per l’autentico genio dell’artista, la sua capacità di innovare e rinnovarsi, di piegare la tecnica a esigenze espressive rivoluzionarie".

In attesa della conclusione del restauro da un milione di euro (a cui ha contribuito anche Arpai con una donazione in memoria di Florence e Paolo Marzotto, fondatori dell’associazione) si è aperto il confronto sul futuro. "A pulitura ultimata avviata la riflessione sulla conclusione del restauro e sulla presentazione finale del ciclo che, pur senza nascondere i segni delle vicende storiche e conservative subite dall’opera, consenta di ritrovare una visione d’insieme e di leggere nella loro ricchezza le straordinarie invenzioni, soprattutto spaziali, che la caratterizzano" sostiene Acidini.