MARIO FERRARI
Cronaca

Rifiuti marini, danno economico. Da Piombino a La Spezia 110 milioni: "Grave situazione dei nostri lidi"

La stima è emersa dallo studio della Scuola Sant’Anna di Pisa che ha coinvolto 405 cittadini. La spazzatura oltre agli effetti nefasti sull’ecosistema e sulla salute umana e animale ha un prezzo.

Il danno dei rifiuti marini da Piombino a La Spezia vale oltre cento di milioni di euro in base allo studio della Scuola Sant’Anna

Il danno dei rifiuti marini da Piombino a La Spezia vale oltre cento di milioni di euro in base allo studio della Scuola Sant’Anna

Il danno dei rifiuti marini da Piombino a La Spezia vale oltre cento milioni di euro. È la stima emersa da uno studio della Scuola Sant’Anna di Pisa, realizzato in collaborazione con l’Associazione Blue Resolution e la spin-off dell’ateneo pisano Ergo e che ha coinvolto 405 cittadini, che ha valutato quanto potrebbe valere il risarcimento danni per i bagnanti delle spiagge liguri e toscane.

Oltre agli effetti dannosi sulla salute dell’ecosistema per le persone e per gli animali, la presenza di rifiuti marini provoca un degrado e una perdita di valore che è possibile esprimere anche in termini economici. Questa stima per le province di Pisa, Lucca, Livorno e La Spezia corrisponde a 108.774.059 euro. Nello specifico, a Pisa il costo della spazzatura nelle spiagge ammonterebbe a 34.830.119 euro, a Livorno invece la cifra è di 27.858.059, per quanto riguarda Lucca si arriva a 28.809.455 euro, infine a La Spezia gli abitanti chiederebbero un risarcimento totale di 17.380.092 euro.

Secondo la professoressa Natalia Marzia Gusmerotti affiliata Sant’Anna, "Questi dati allarmanti, che fotografano una situazione dei nostri lidi molto seria, forniscono una misura dell’importanza delle risorse naturali per il benessere delle persone, oltre a permettere una comunicazione più semplice ed efficace dell’entità del danno da rifiuti marini e dunque suggerire una maggiore comparabilità all’interno dei processi decisionali". Gusmerotti sostiene infatti che "rendere visibile, in termini monetari, le conseguenze del danno da rifiuti marini può e deve stimolare processi di innovazione e presa di coscienza a diversi livelli: enti pubblici, imprese del settore che dipendono dalla bellezza e dalla qualità dell’ecosistema e anche cittadini. I decisori pubblici possono usare simili risultati per innovare i processi decisionali, comparare scenari di gestione del territorio, promuovere cambiamenti sociali e creare nuove alleanze. Le imprese - continua - possono inoltre investire in innovazione sostenibile e agire in maniera collaborativa, cercando nella sostenibilità un carattere distintivo grazie alla protezione di risorse chiave".

Per quanto riguarda i cittadini? La risposta è presto detta: "il valore dei risarcimenti - spiega Gusmerotti - rappresenta una possibilità di danno che i cittadini possono richiedere se intentano cause civili o class action. Sarebbe dunque strategico, alla luce dei risultati, fare investimenti a tutela dell’ecosistema e dunque di business, infrastrutture e sistema sociale. Anche perché - conclude - se la percezione dei cittadini è così negativa, immaginiamo a cosa pensano i visitatori. Ed è sbagliato non curarsi di un patrimonio che, se ben tenuto, ha un valore anche turistico oltre che ambientale, immenso".