MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

25 settembre, oggi è San Cleofa: la storia del discepolo di Emmaus

Un episodio che colpì Caravaggio che lo immortalò in uno dei suoi dipinti più famosi, e Alessandro Baricco che gli dedicò un libro

Cena in Emmaus (Caravaggio)

Cena in Emmaus (Caravaggio)

Firenze, 25 settembre 2024 - Una delle opere più ammirate di Caravaggio è certamente la 'Cena in Emmaus', dipinto realizzato nel 1606 che raffigura un episodio raccontato nel Vangelo di Luca. Non è l’unico grande artista ad essere stato colpito da questo episodio: lo scrittore Alessandro Baricco ad esempio intitolò un suo romanzo proprio ‘Emmaus’. Come racconta il Vangelo, il giorno della risurrezione di Gesù due discepoli vennero raggiunti sulla strada del ritorno dal Risorto. Parlarono con lui, furono accompagnati fino a casa, ignorando per tutto il tempo la sua identità. Lo riconobbero solo nel momento in cui, messi a tavola, Gesù, spezzando il pane, sparì. Il Vangelo a quel punto fissò per sempre anche l’invocazione: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Uno di quei due discepoli è appunto San Cleofa, che la Chiesa cattolica celebra oggi, 25 settembre. Sul suo conto abbiamo pochissime notizie certe, ma la tradizione cristiana ritiene sia stato martirizzato per la sua fede. Come scrive Baricco, quel giorno i due discepoli stavano “discutendo di ciò che è successo sul Calvario, e di alcune voci, strane, di sepolcri aperti e tombe vuote. Si avvicina un terzo uomo e domanda loro di cosa stanno parlando. Allora i due gli dicono: Come, non sai nulla delle cose accadute a Gerusalemme? Quali cose? Lui chiede, e si fa raccontare”. Baricco raccontando quello che è accaduto scrive: “Rimasti soli, i due si dicono: Come abbiamo potuto non capire? Per tutto il tempo che è stato con noi, il Messia era con noi, e noi non ce ne siamo accorti”. La riflessione dello scrittore offre a quel punto una lettura attualizzata che ciascun lettore può fare propria: “In tutta la storia, ognuno non sa – scrive -. All’inizio Gesù stesso sembra non sapere di sé, e della sua morte. Poi loro non sanno di lui, e della sua resurrezione. Alla fine si chiedono: come abbiamo potuto? Noi conosciamo quella domanda. Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla stessa tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli, a Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Ci sarà, forse, un gesto che ci farà capire. Ma per adesso noi viviamo, tutti”.

Nasce oggi

William Faulkner nato il 25 settembre del 1896 a New Albany. Uno scrittorio, una macchina da scrivere Underwood, un libro, una lampada e del tabacco. Ecco lo studio di William Faulkner, premio Nobel per la letteratura nel 1949 e due volte Pulitzer per la narrativa nel 1955 e 1963. A Rowan Oak alla periferia di Oxford in Mississippi sembra che il tempo si sia fermato. Tutto è rimasto come lo scrittore ha lasciato la sua casa fino alla morte avvenuta nel 1962, donata all'Università del Mississippi. Intatta è anche la sua camera da letto, dormiva in una stanza separata da quella della moglie Estelle sposata nel 1929 e rifiutava l'aria condizionata nonostante la quasi insostenibile calura estiva del Mississippi. Ha scritto: “Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato.”