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Il 14 febbraio 496 San Valentino diventa festa degli innamorati

Storia, leggende e tradizioni del mondo. In Giappone sono le donne a fare regali, negli Stati Uniti è la festa di tutta la famiglia

San Valentino mentre sposa un soldato romano con una donna cristiana

Firenze, 14 febbraio 2022 – Per quell’amor, che come scrisse Dante “move il sole e l’altre stelle”, oggi viene naturale scambiarsi doni e cioccolatini in scatole a forma di cuore. Tutto questo ha però un’origine lontana nel tempo, tra storia e leggenda.

In origine, nell’antica Roma, a metà febbraio, era il tempo dei Lupercalia, festa di purificazione che aveva lo scopo di innescare un processo di ‘rinascita’ della natura, in attesa della primavera oramai alle porte. Si sovvertivano le regole al punto che i servi prendevano il posto dei loro padroni, giovani uomini giravano nudi, e si regrediva a una sessualità libera impersonificata da Luperco. Come se non bastasse, per le strade si veniva a creare il ‘caos’, tra sfilate e cortei mascherati: rituale, questo, sopravvissuto nel nostro Carnevale.

Nel 496, per merito di Papa Gelasio I, tutto questo cambiò. Il Pontefice sostituì questa tradizione pagana con una festa religiosa dedicata all’amore romantico, in linea con la morale cristiana. E la legò al culto di San Valentino, decapitato nel 347, proprio il 14 febbraio. In realtà della vita di questo sacerdote martire si conosce ben poco. Secondo una leggenda riappacificò due innamorati, dopo aver richiamato attorno a loro uno stormo di piccioni tubanti. Secondo un’altra, donò la dote a una ragazza povera per permetterle di sposarsi. Oppure si dice abbia unito in matrimonio un soldato romano con una ragazza cristiana, violando il divieto e pagando con la vita. In ogni caso, San Valentino è da secoli considerato il patrono di questa ricorrenza celebrata nel mondo. Che ha molte curiosità: ad esempio i bigliettini elaborati che oggi si scambiano le coppie, hanno origine dalle ‘Lotterie per gli innamorati’, praticate già alla fine del Medioevo in Francia, e non solo. In Inghilterra le cartoline si trasformarono in ‘Valentine’ che però dovevano essere rigorosamente anonimi. Come usanza vuole dal XV secolo, e come del resto fece Carlo D’Orleans, inviandoli a sua moglie dalla torre di Londra dov’era rinchiuso. 

In Giappone l’origine della festa è più recente, risalirebbe alla fine della seconda guerra mondiale. E non è riservata solo agli innamorati: in questo giorno speciale sono le donne a regalare cioccolatini agli uomini, non solo in segno di affetto, ma anche di amicizia o stima professionale. Ma attenzione, se il cioccolatino è accompagnato da un regalo realizzato a mano, significa che la ragazza è interessata. E dopo un mese, il fortunato di turno, se a sua volta interessato, potrà ricambiare. Negli Stati Uniti invece San Valentino è considerata la festa di tutta la famiglia, e più in generale di chiunque si vuol bene. Non solo gli adulti, ma anche i bambini la festeggiano scambiando biglietti, doni e dolci con genitori, compagni di gioco e maestre. 

Nell’epoca dei social a farla da padrona sono gli emoticon amorosi. Ma al di là dei mazzi di fiori e delle cene a lume di candela, cosa rende questo giorno così speciale? Il fatto di essere animato dal vero senso dell’amore, secondo cui, come recita un vecchio adagio: “Non basta voler bene. Chi è amato se ne deve anche accorgere”.

Nasce oggi

Leon Battista Alberti nato il 14 febbraio 1404 a Genova. È stato una delle figure più poliedriche del Rinascimento. Francesco de Sanctis scrisse di lui: “Ci è un uomo che per la sua universalità parrebbe volesse abbracciare tutto: pittore, architetto, poeta, erudito, filosofo e letterato”. Tra le sue opere architettoniche più note, la facciata di Santa Maria Novella a Firenze. Insieme a Brunelleschi è considerato il fondatore dell’architettura rinascimentale. È sepolto nella Basilica di Santa Croce del capoluogo toscano. Ha scritto: “La bellezza è accordo e armonia tra le parti in modo tale che non sia possibile aggiungere, togliere e cambiare qualsiasi cosa senza compromettere il tutto”.

Maurizio Costanzo