"Bisogna cambiare il modello sanitario, ormai vecchio di trent’anni". Diego Petrucci, consigliere regionale di FdI (di cui è vicecoordinatore toscano) e membro della terza commissione spinge per un atto di "coraggio".
Quale?
"Dobbiamo moltiplicare i luoghi di erogazione di prestazioni e servizi e diminuire i centri di potere. Le Case di comunità devono essere dei punti di primo soccorso per codici minori e le farmacie devono diventare avamposti del servizio sanitario sul territorio intorno al quale si sviluppa un vero e proprio polo. In Toscana ce ne sono circa 1.300, non utilizzare questa rete è un grave errore".
Che voto dà alla sanità toscana?
"Continua ad avere eccellenze a livello internazionale ma è governata malissimo. La sinistra ha fatto il contrario di ciò che dicevo prima: ha diminuito i luoghi dove vengono somministrati servizi, tagliando convenzioni con i centri analisi e costringendo le persone a fare la coda alle 5 del mattino per i prelievi del sangue e ha, invece, aumentato i centri di potere, moltiplicando a dismisura i primariati".
Lei propone un cambio di marcia sul rapporto pubblico/privato...
"La sinistra toscana è ossessionata dal ruolo dei privati: si nasconde dietro la questione ideologica, ma in realtà è una questione di potere. Io penso che ci si debba soffermare non sull’inquadramento di chi fa che cosa, ma sulla funzione che viene svolta. Se si è in convenzione allora si svolge una funzione pubblica. Per salvare la sanità pubblica si deve prendere atto che il pubblico deve delegare qualcosa".
Alla luce del 2-1 nei tre set delle recenti elezioni regionali, crede che la Toscana sia veramente contendibile?
"Assolutamente sì. La sinistra ha esaurito il proprio ruolo di governo sul piano regionale. Ciò non significa che abbia esaurito il proprio consenso elettorale, che qui è radicato, soprattutto in alcune zone. Ma in questa legislatura non è stata risolta una sola questione e non è stata approvata una sola partita: dalla sanità ai trasporti, penso ai collegamenti con le isole; dalle infrastrutture (Fi-Pi-Li o Tirrenica) alla questione aeroporti, Firenze non è decollato e Pisa non ha più un volo intercontinentale; dai rifiuti a una questione centrale come Fidi Toscana, dove si è fatto tutto per non far niente".
Lei sostiene che i partiti debbano tornare al centro e ha molti dubbi sull’esperienza liste civiche...
"Sono molto perplesso. Un conto è se esiste un movimento o una rete che decide di fare una lista a sostegno del candidato del centrodestra e in questo momento non ne vedo. Altro conto è se si costruisce una lista civica nelle segreterie dei partiti. I partiti dovrebbero aprire le liste e chiedere anche a chi non l’ha mai fatto di candidarsi, magari come indipendenti. In modo da coinvolgere tutti i territori.
E’ contrario alle primarie?
"Non sono contrario alle primarie a priori. Ma noi non le abbiamo mai utilizzate e penso sia imprudente farlo per la prima volta nelle elezioni più difficili come quelle regionali, senza avere uno storico e un modello di riferimento. BIsogna garantire di poter votare sia a chi sta a Firenze sia chi sta sull’Amiata o nel Mugello...".
Avete un sindaco in rampa di lancio per la candidatura a governatore...
"Alessandro Tomasi è sicuramente un’ottima scelta".
Alla fine chi deciderà il nome del candidato del centrodestra? Scegliere all’ultimo tuffo non sembra una scelta premiante…
"Esatto, dobbiamo imparare dagli errori del passato".