MICHELE ZANOBINI
Cronaca

Sant’Orsola, referendum e promesse

Il commento

Firenze, 1 aprile 2016 - "Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ‘nferno tuo nome si spande"! Con tali parole, più di sette secoli fa, Dante tuonava contro la sua città natale. Che tale tendenza alla critica il sommo poeta la condividesse molti suoi concittadini, antichi come moderni, è cosa nota. Ma quando la realtà supera la più ardita delle accuse, non si può pretendere che chi ami Fiorenza non possa che dantescamente sfogarsi. Di toscani a giro per l’Europa o per il mondo, come il sottoscritto, ce ne sono parecchi, ma chi fiorentino lo è di nascita malvolentieri perde la Cupola di veduta, per dirla col Machiavelli, e quindi non perde occasione per ritornarvi.

Mi sbaglierò, ma ho come l’impressione che dalle renziane promesse alle più pacate proposte nardelliane non sia cambiato granché. Ci pensavo qualche tempo fa, quando di fronte alla decadente bellezza di Sant’Orsola ho incontrato una coppia di tedeschi che in un inglese impeccabile mi hanno chiesto: «Quando finiranno i restauri? Si può visitare la tomba della Monnalisa di Leonardo?» E io: «Restauro? Poeri grulli!», Questo non l’ho detto, l’ho solo pensato, indeciso se dare risposte pro forma o ricorrere a una ‘supercazzola’ alla conte Mascetti. Ho optato per la prima scelta con un «non si preoccupi, a breve il complesso riaprirà». Fermo restando che in trent’anni di vita, io Sant’Orsola non l’ho mai vista senza transenne, mi sovviene uno spot elettorale che tempo fa parlava di cento punti poi trasformati in cento zone su cui il Comune avrebbe lavorato nei primi cento giorni a Palazzo Vecchio. Cento, cento, cento... ma non è che gli zeri andavano sommati? Suggerisco al municipio di varare un progetto di riqualificazione in base a una consultazione democratica, del tipo ‘Teicchettucifaresti?’. Giuro che prendo l’aereo solo per tornare a votare.

Michele Zanobini è ricercatore alla Johns HopKins University, Baltimora, Usa