Firenze, 3 ottobre 2024 - Il 3 ottobre del 1932 a Roma moriva Giulio Aristide Sartorio, autore, in particolare, del celebre fregio dell'Aula di Montecitorio. E per celebrare questa ricorrenza, sono state realizzate nuove immagini aeree riprese da drone del fregio. Le riprese, come annuncia la Camera, offrono una prospettiva ravvicinata dell'opera, permettendo di apprezzarne dettagli e sfumature che sfuggono dalla prospettiva dell'Aula o delle tribune, dal momento che la decorazione si trova a 19 metri d'altezza. Il fregio, completato tra il 1908 e il 1912, è un imponente ciclo pittorico lungo oltre 100 metri, composto da 50 pannelli alti quasi quattro metri che adornano la parte superiore dell'aula parlamentare. Sartorio vi celebra epicamente la storia d'Italia, dall'età comunale al Risorgimento, in un viaggio simbolico, che intreccia figure mitologiche, allegoriche e storiche, nel complesso sono circa 280. Per realizzare questo imponente lavoro l'artista ha impiegato 930 giorni. Le sue scene sono animate da personaggi vigorosi, immersi in un'atmosfera che riflette tanto l'idealismo quanto la tensione del tempo. Come spiegò lo stesso Sartorio: "Per arte decorativa non intendo solamente il raggruppamento di figure armoniosamente composte: ma anche una riunione di simboli che abbiano una grandiosa significazione epica. Il fregio del Parlamento non è soltanto una pittura; deve essere anche un poema".
Nasce oggi
Eleonora Duse. Nata a Vigevano il 3 ottobre 1858 da una famiglia di teatranti girovaghi, Eleonora Giulia Amalia Duse aveva sangue veneto, essendo i genitori di Chioggia, e quella terra le rimase sempre nel cuore fino a trovare la sua vera casa ad Asolo già nel 1920, dove volle poi essere sepolta quattro anni dopo. Ancora piccolissima debutta con i genitori nella parte di Cosetta in una riduzione de "I miserabili". A 12 rimpiazza la madre come protagonista nella "Francesca Da Rimini" e, appena ventenne, debutta con una sua compagnia insieme a Giacinta Pezzana ottenendo il successo con "Teresa Raquin" da Emile Zola. Il 21 aprile 1924, lascerà per sempre le scene della vita a Pittsburgh, nel corso di una trionfale tournée negli Stati Uniti. Il pubblico l’aveva applaudita qui l’ultima volta. Minata dalla tubercolosi che la affliggeva da anni, aggredita da una polmonite causata dalla fatica dell'estenuante tournée americana e dal freddo, nel letto della sua camera d'albergo, moriva "la Divina". Se con lei si chiude una pagina gloriosa del teatro, quella dei furori romantici e della gestualità estenuata, è proprio con lei che nasce il modello - modernissimo - dell'attrice contemporanea, tesa a portare in scena la naturalezza, l'empatia, la sobrietà della voce e del corpo. Una sua celebre frase recita così: “Senza la donna non va niente. Questo l'ha dovuto riconoscere perfino Dio.”