L’Imu rappresenta uno degli indicatori più significativi della pressione fiscale a livello regionale, influenzando direttamente le risorse economiche a disposizione dei cittadini. Secondo l’ultima analisi della Uil servizio fisco e previdenza, il rapporto tra Imu e Pil più elevato si registra in Campania, dove raggiunge il 9%, mentre il Trentino-Alto Adige segna il valore più basso, pari al 2%. Toscana e Umbria si collocano tra le regioni con la pressione più alta, entrambe al 7%. Ciò significa, spiega la Uil, che i residenti devono destinare una parte elevata del loro reddito al pagamento dell’Imu e lasciano invece meno risorse per consumi e investimenti. Quello di Toscana e Umbria è il valore più alto dopo, appunto, la Campania, prima in Italia, e la Sardegna, dove il rapporto Imu-Pil è dell’8%.
In Umbria l’Imu che si paga mediamente per le abitazioni situate nei capoluoghi è di circa 1.935 euro, mentre in Toscana supera i 2.300 euro. A La Spezia si spendono di Imu ogni anno circa 2.350 euro per le prime case di lusso e 1.068 euro per le seconde case. A Firenze 2.258 euro per le abitazioni di lusso e oltre 1.400 per le seconde case, ma il comune toscano dove l’importo è più alto per le abitazioni di lusso è Grosseto, con oltre 6.800 euro di Imu l’anno, e per le seconde case è Siena, con oltre 1.900 euro medie l’anno. Per quanto riguarda l’Umbria, a Perugia si spendono mediamente 3.700 euro per le prime abitazioni di lusso, e poco meno di 950 euro per le seconde case. A Terni, infine, oltre 2.100 euro per le prime case rientranti nelle categorie A1, A8 e A9, e 926 euro per le seconde case.