REDAZIONE CRONACA

Riconoscimento anche a cinque donne apuane. Ecco le loro storie di coraggio e determinazione

Assunta Del Freo, Mercede Menconi, Maria Moriconi, Francesca Rola e Laura Seghettini

Assunta Del Freo

Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque donne apuane, raccontate dagli storici e dalle storiche dell’Istituto storico della Resistenza Apuana. Storie di coraggio e determinazione, fondamentale per svolgere il ruolo di supporto logistico alle bande, con il trasporto di viveri, messaggi, informazioni ed armi come nel caso di Assunta Del Freo, pronta ad affrontare i pericoli presenti sui sentieri montani, spesso battuti da pattuglie tedesche, che riesce a oltrepassare grazie al suo sangue freddo. Storie legate all’importante episodio della rivolta di Piazza delle erbe, avvenuta in risposta all’ordine di sfollamento emanato dal Comando tedesco di Carrara il 7 luglio del 1944: l’11 luglio proprio centinaia di donne “armate” di cartelli con scritto “non abbandoneremo la città” e “non vogliamo sfollare” si recano davanti al comando tedesco, cantando e urlando contro i soldati nemici, e riescono così a far revocare l’ordine. Per ricordarle in Piazza delle Erbe a Carrara, è stato realizzato un grande murale che ricorda la partigiana di Carrara Francesca Rola, ma insieme a lei il progetto ha scelto di approfondire anche la storia di Mercede Menconi che organizza le donne provenienti da Avenza e prende lei stessa parte alla protesta dell’11 luglio 1944. E poi ci sono storie che parlano della linea gotica e dei durissimi combattimenti che vi si svolsero anche quando il resto della Toscana era già stato liberato: al combattimento sulla Foce, il valico lungo la strada che unisce Carrara con Massa, ad esempio, partecipa Maria Moriconi, nome di battaglia “Maura”, salita ai monti nella base partigiana organizzata in una grotta del monte Brugiana, da cui si muove al mattino per eseguire gli incarichi in solitaria o per le azioni in gruppo. Così come Laura Seghettini, partigiana combattente del Battaglione “Guido Picelli”, che dopo la morte del suo compagno, il comandante “Facio” (in una controversa vicenda di tensioni interne alla banda) sceglie di spostarsi sull’appennino parmense, e combatte fino alla Liberazione nella 12ª Brigata Garibaldi “Fermo Ognibene”, di cui è nominata Vice Commissario. Una foto la ritrae nella manifestazione che celebra la Liberazione di Parma, mentre cammina sorridente, nelle prime file con i comandanti.

Il progetto nasce da una necessità storica e da una volontà corale che vede la collaborazione di UPI (Unione Provincie Italiane) della Toscana, Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana, Commissione pari opportunità della Regione Toscana e Università degli studi di Firenze

Intanto lo scorso 12 aprile, con un gesto di alto valore simbolico, in consiglio regionale sono state consegnate alle famiglie pergamene di riconoscimento, a testimonianza della volontà di dare, finalmente, il giusto valore all’impegno di tante che agirono per la sconfitta del nazifascismo e per l’affermazione dei valori della democrazia. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente dell’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea Vannino Chiti, il presidente di UPI Toscana Gianni Lorenzetti, la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità Francesca Basanieri e la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci.

 

Assunta del Freo, partigiana

Nasce a Montignoso in provincia di Massa nel 1919. Dopo l’8 settembre e con l’occupazione nazista in paese, si avvicina alla Resistenza. Diviene una delle undici donne della Compagnia Montignoso, comandata da Francesco Orlandi, che verrà poi incorporata nel Gruppo patrioti apuani dislocato sui monti sopra Massa e Montignoso e comandato da Pietro Del Giudice.

Tra i ruoli che svolge c’è quello del supporto logistico, con il trasporto di viveri, messaggi, informazioni ed armi: Assunta è coraggiosa, consapevole e pronta ad affrontare i pericoli presenti sui sentieri montani, spesso battuti da pattuglie tedesche, che riesce a oltrepassare grazie al suo sangue freddo. Nel dopoguerra è riconosciuta partigiana combattente come membro effettivo della Compagnia Montignoso dal 1° maggio al 31 dicembre 1944.

 

Mercede Menconi

Nasce nel 1926 e cresce in una famiglia antifascista di idee repubblicane nella frazione di Avenza. Da bambina assiste alle frequenti perquisizioni che la polizia compie presso la sua abitazione e a quella dei suoi nonni, alle botte e alle angherie che questi subiscono, maturando un precoce e sentito antifascismo. Insieme ad altre ragazze di Avenza inizia a frequentare la casa del futuro comandante partigiano, Gino Menconi, e, a nemmeno diciotto anni, entra a far parte dei Gruppi di difesa della donna e aderisce al partito comunista.

Svolge qualsiasi compito le venga richiesto, spesso in compagnia delle amiche e compagne: dal fare delle calze a maglia per i partigiani alla macchia, al portare delle armi. Convinta della scelta intrapresa è in continuo movimento, sprezzante del pericolo e sempre pronta ad utilizzare i più vari stratagemmi per portare a termine le azioni. In occasione della rivolta di Piazza delle Erbe a Carrara, in cui le donne si oppongono all’ordine tedesco di sfollamento, organizza le altre donne provenienti da Avenza e prende lei stessa parte alla protesta dell’11 luglio 1944. Durante la sua attività di staffetta conosce il gappista Bruno Orsini (Pippo) che sposerà. Non le è riconosciuta la qualifica di partigiana.

 

Maria Moriconi “Maura”

Nasce a Massa nel 1922. Nella sua famiglia di tradizione anarchica, fin da piccola ha respirato lo spirito della libertà come un valore da conquistare. Dopo l’8 settembre poco più che ventenne e nonostante la contrarietà del padre, “sale” ai monti con il fratello, ex maresciallo di Marina ormai disertore. Con il nome di battaglia “Maura” inizia la sua vita di partigiana.

“Maura” insieme a un’amica, Ernestina, trasporta munizioni in ceste capienti verso la campagna, oppure anche grazie ad una serie di strategie tipiche del mondo femminile cerca di ottenere informazioni riguardo le postazioni tedesche. Convive con i partigiani nella base organizzata in una grotta del monte Brugiana, da cui si muove al mattino per eseguire gli incarichi in solitaria o per le azioni in gruppo. Anche lei armata, partecipa al combattimento sulla Foce, il valico lungo la strada che unisce Carrara con Massa. Mentre fratello e sorella sono in montagna, la madre di “Maura” nel paese di Bergiola si occupa di accudire il suo primo figlio e i bambini del fratello, fin quando durante un attacco la donna viene ferita da una mitragliatrice: morirà durante il trasporto in ospedale senza che i Maria e il fratello, ricercati, possano accompagnarla e darle l’ultimo saluto.

Del dopoguerra “Maura” ha ricordato il giudizio pesante delle persone nei suoi confronti per essere stata in montagna con i partigiani. Persino il marito in un primo tempo si era dimostrato ostile verso di lei. Si è sempre mostrata orgogliosa di essere stata una partigiana combattente, sebbene non abbia mai ottenuto alcun riconoscimento di qualifica partigiana.

 

Francesca Rola, partigiana

Nasce a Carrara nel 1915. Fin dall’avvento del fascismo si schiera nelle fila dell’antifascismo e si iscrive al Partito comunista. Durante la Resistenza, quando anche a Carrara si costituiscono i Gruppi di difesa della donna vi aderisce subito: diffonde volantini e stampa clandestina e tiene i collegamenti tra le varie formazioni partigiane; dopo aver subito un arresto, continua la sua attività “ai monti”, diventando partigiana combattente della formazione “Ulivi”.

È una delle protagoniste dell’importante episodio della rivolta di Piazza delle erbe, avvenuta in risposta all’ordine di sfollamento emanato dal Comando tedesco di Carrara il 7 luglio del 1944: l’11 luglio centinaia di donne “armate” di cartelli con scritto “non abbandoneremo la città” e “non vogliamo sfollare” si recano davanti al comando tedesco, cantando e urlando contro i soldati nemici, e riescono così a far revocare l’ordine. Proprio in Piazza delle Erbe a Carrara, è stato realizzato un grande murale che la ricorda.

 

Laura Seghettini, partigiana

Nasce nel 1922 a Pontremoli. Cresce in una famiglia antifascista, di socialisti e comunisti. Un suo giudizio negativo sul fascismo, espresso in un bar, è ascoltato da un milite fascista e per punizione le viene somministrato l’olio di ricino. Da quel momento la sua esistenza è segnata; non appena in città si manifesta un qualche dissenso contro il regime lei viene indicata tra i responsabili e viene arrestata più volte.

Laura aderisce al movimento resistenziale inizialmente con attività di assistenza, ma nella primavera del 1944 per evitare l’arresto sale “ai monti” a nord di Pontremoli con il Battaglione “Guido Picelli”, da poco guidato da un giovane calabrese, Dante Castellucci, nome di battaglia “Facio”. Laura si muove con la formazione lungo l’Appennino, ma, a luglio, a seguito di tensioni sorte tra i partigiani, dopo un processo farsa e una sentenza emessa da un fantomatico tribunale, “Facio” viene fucilato; Laura profondamente turbata sceglie di spostarsi sull’appennino parmense, dove combatte fino alla Liberazione nella 12ª Brigata Garibaldi “Fermo Ognibene”, di cui è nominata Vice Commissario. Una foto la ritrae nella manifestazione che celebra la Liberazione di Parma, mentre cammina sorridente, nelle prime file con i comandanti.

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