
Osmana Benetti con il compagno di lotte e di vita Garibaldo Benifei
Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque livornesi, raccontate dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della Provincia di Livorno. Ci sono le comuniste, come Osmana Benetti, Osman come la chiamano parenti e amici, una vita tutta dedicata all’impegno antifascista, dalla partecipazione come staffetta al X° Distaccamento Oberdan Chiesa della III° Brigata Garibaldi alla testimonianza portata fino agli anni Duemila nelle scuole, insieme al marito Garibaldo Benifei. O come Primetta Cipolli, antifascista di lungo corso, fuoriuscita in Francia dove è agente di collegamento per il Partito comunista a Parigi e poi partigiana; rientrata a Livorno nel dopoguerra sarà fra le prime donne della provincia a occupare cariche pubbliche. Impegnata politicamente nel dopoguerra anche Valchiria Gattavecchi, che negli anni Sessanta sarà eletta Consigliera comunale; durante la Resistenza è sfollata ad Asciano in contatto con la 5° Banda autonoma per cui svolgere varie attività di sostegno ai partigiani, insieme alla madre e alle donne del paese. Una Resistenza senz’armi la sua, come quella della cattolica Erminia Cremoni che aderisce al gruppo dei cristiano-sociali, fondato da Don Roberto Angeli, all’interno del Comitato toscano di Liberazione nazionale (Ctln), svolgendo attività di sostegno, materiale e spirituale dei partigiani, trasportando viveri, armi, medicine, materiali di propaganda, procurando rifugio per i giovani partigiani che orbitano nella zona del livornese. E infine Ubaldina Pannocchia, staffetta partigiana nelle zone limitrofe a Livorno, con funzioni di coordinamento ed approvvigionamento dei combattenti sulle colline livornesi; nel 2016 il Comune di Livorno ha dato alle stampe il volume “Nonna raccontami”, un diario di memorie che Ubaldina ha scritto per le giovani generazioni.
Il progetto Resistenze, femminile plurale nasce da una necessità storica e da una volontà corale che vede la collaborazione di UPI (Unione Province Italiane) della Toscana, Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana, Commissione pari opportunità della Regione Toscana e Università degli studi di Firenze. Ha visto la pubblicazione di un volume, che recentemente è stato anche offerto in dono al Presidente Mattarella, e continuerà con una campagna divulgativa sui social degli Istituti della Resistenza e sul portale Toscana Novecento fino all’8 maggio (per Istoreco si può seguire su Facebook).
Intanto lo scorso 12 aprile, con un gesto di alto valore simbolico, in Consiglio regionale sono state consegnate alle famiglie pergamene di riconoscimento, a testimonianza della volontà di dare, finalmente, il giusto valore all’impegno di tante che agirono per la sconfitta del nazifascismo e per l’affermazione dei valori della democrazia. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente dell’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea Vannino Chiti, il presidente di UPI Toscana Gianni Lorenzetti, la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità Francesca Basanieri e la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci, oltre che i rappresentanti di tutta la Rete provinciale degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea.
Osmana Benetti
Nasce a Livorno nel 1923. Figlia di un operaio del cantiere navale, frequenta la scuola fino alla quinta elementare, dovendo poi abbandonare gli studi a causa della difficile condizione economica della famiglia. Il padre non è un antifascista attivo, ma ha sempre rifiutato la tessera fascista.
Entra ventenne nella Resistenza, di nascosto alla famiglia, come staffetta partigiana sulle colline livornesi tra la Valle Benedetta e il Castellaccio. È attiva con il compagno di vita, di lotta e di militanza Garibaldo Benifei, che sposerà nel gennaio 1945, nel 10° distaccamento “Oberdan Chiesa” della III Brigata Garibaldi. Si iscrive al partito comunista e nel dopoguerra partecipa attivamente alla vita pubblica livornese nell’UDI, nell’Anpi, nell’Anppia. Insieme a Benifei si farà portavoce, soprattutto nelle scuole, degli ideali civili e delle esperienze vissute nel difficile periodo della Resistenza.
Primetta Cipolli
Nasce nel 1899 a Cecina, è la prima di cinque figli ed è costretta ad abbandonare presto gli studi per aiutare economicamente in casa, cosa che ricorda di aver rimpianto spesso quando si trattava di prendere la parola in pubblico. Nel 1911 la famiglia si trasferisce prima in Maremma poi a Torino perché il padre si è esposto durante gli scioperi sindacali avvenuti tra Livorno e Piombino e deve allontanarsi. Dopo la grande guerra, già rientrata a Cecina, lavora in fabbrica e aderisce prima al partito socialista e poi nel 1921 al partito comunista.
Nel 1923 sposta Oreste Marrucci, con cui sceglie di emigrare in Francia, per motivazioni economiche che si intrecciano con quelle politiche antifasciste. Marrucci volontario nella guerra civile spagnola muore in combattimento durante la battaglia dell’Ebro nel 1938, ma Primetta continua il suo impegno antifascista partecipando alla rete del Soccorso rosso e poi anche alla Resistenza francese, venendo anche arrestata per circa un mese tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944. Rientra in Italia nel 1945, impegnandosi per il Pci e come consigliera nell’amministrazione del Comune di Livorno: è stata la prima donna in tutta la provincia di Livorno ad occupare cariche pubbliche politiche.
Erminia Cremoni
Nasce a Livorno nel 1905. Di famiglia modesta, si iscrive fin da piccola all’Azione Cattolica, dedicandosi all’apostolato ed alle opere assistenziali e prendendo parte a quel laicato cattolico che negli anni Trenta si oppone al regime. Partecipa all’Unione Femminile Cattolica, fondata dalla Curia livornese nel 1932, così come ad altre associazioni, quali l’Unione Donne Cattoliche e la Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Di quest’ultima associazione Cremoni viene nominata presidente nel 1943, a fianco di Don Roberto Angeli.
Erminia aderisce durante gli anni della Resistenza al gruppo dei cristiano-sociali, fondato da Don Angeli, all’interno del Comitato toscano di Liberazione nazionale (Ctln), svolgendo attività di sostegno, materiale e spirituale dei partigiani, trasportando viveri, armi, medicine, materiali di propaganda, procurando rifugio per i giovani partigiani che orbitano nella zona del livornese. Viene riconosciuta partigiana combattente nella Divisione “Giustizia e Libertà”.
Dopo la Liberazione, Erminia continua a dedicarsi ad opere assistenziali e nel 1944 fonda e presiede il Centro Italiano Femminile (Cif). Prende l’abilitazione all'insegnamento della religione nelle scuole medie. Successivamente viene eletta come consigliera comunale nelle liste della Democrazia Cristiana. Le sarà intitolata una delle scuole d’Infanzia della città di Livorno.
Valchiria Gattavecchi
Nasce ad Asciano in provincia di Siena nel 1921. Figlia di un macchinista ferroviere e di una casalinga che saltuariamente faceva la sarta, studia prendendo due abilitazioni, una come assistente sociale, l’altra come insegnante. Nel 1930 si trasferisce a Livorno con la famiglia.
Il 3 giugno del 1943 sfolla nuovamente ad Asciano, dove entra in contatto con la 5° Banda autonoma e comincia a svolgere varie attività di sostegno ai partigiani, insieme alla madre e alle donne del paese. Si tratta di una forma di Resistenza senz’armi che ha comportato pari sacrifici e dedizione alla causa, ma dopo la Liberazione Valchiria non fa domanda per il riconoscimento del ruolo di patriota, forse perché ritiene di non averne i requisiti. Rientra invece a Livorno dove insegna nelle scuole e si dedica all’attività politica, iscrivendosi al Pci e con l’UDI; negli anni Sessanta sarà eletta Consigliera comunale.
Ubaldina Pannocchia
Nasce a Livorno il 29 giugno del 1923. Il padre ha una macelleria dove anche Pannocchia si reca per aiutare nella vendita. Vive con rammarico l’impossibilità di continuare gli studi dopo la quinta elementare, ma, vista la passione per la musica, riesce a prendere lezioni di piano fino allo scoppio la guerra. Conosce Nedo Guerrucci, che diventa partigiano, e con cui condivide le scelte di lotta e di vita.
Staffetta partigiana nelle zone limitrofe a Livorno, svolge funzioni di coordinamento ed approvvigionamento dei combattenti sulle colline livornesi. Si è impegnata con il fratello ed il fidanzato Guerrucci nell’attività resistenziale.
Nel dopoguerra è entrata nel Pci, e si è impegnata nell’Udi e successivamente nell’Anpi. Nel 2016 il Comune di Livorno stampa “Nonna raccontami”, un diario di memorie che Ubaldina scrive per le giovani generazioni. Come molte donne non presenta alcuna domanda di riconoscimento dell’attività partigiana.