
Maria Luigia Guaita
Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque fiorentine, raccontate dagli storici dell’Istituto toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Ci sono Eleonora Turziani (sindaca di Scandicci nel dopoguerra, fra le prime donne in Toscana a rivestire tale carica) e Maria Luigia Guaita, che svolgono ruoli chiave nella Commissione di intendenza del Partito d’azione fiorentino, che si occupa degli approvvigionamenti per le formazioni partigiane in montagna e per i gruppi di città, nonché di garantire protezione a fuggiaschi e perseguitati politici e razziali mediante la fornitura di documenti falsi, vestiario, viveri e medicinali. C’è la staffetta empolese Walma Montemaggi, operaia coinvolta negli scioperi del marzo 1944 e nel soccorso a militari e renitenti alla leva che mette in contatto con i gruppi partigiani.
E poi ci sono le storie drammatiche di Anna Maria Enriques Agnoletti e Maria Assunta Lorenzoni, entrambe legate al Partito d’azione e impegnate nell’assistenza ai partigiani, ai prigionieri politici e agli ebrei, entrambe arrestate, torturate e poi fucilate dai nazisti nell’estate del 1944 in giovanissima età; riceveranno tutte e due la Medaglia d’oro al Valor Militare in memoria del loro sacrificio (tra le diciannove MVM in Italia, 5 in tutto quelle assegnate a donne toscane).
Il progetto nasce da una necessità storica e da una volontà corale che vede la collaborazione di UPI (Unione Province Italiane) della Toscana, Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana, Commissione pari opportunità della Regione Toscana e Università degli studi di Firenze. Ha visto la pubblicazione di un volume, che recentemente è stato anche offerto in dono al Presidente Mattarella dal presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, Vannino Chiti, e continuerà con una campagna divulgativa sui social degli Istituti della Resistenza e sul portale Toscana Novecento fino all’8 maggio.
Intanto lo scorso 12 aprile, con un gesto di alto valore simbolico, in consiglio regionale sono state consegnate alle famiglie delle resistenti toscane (almeno a quelle che sono state rintracciate) pergamene di riconoscimento, a testimonianza della volontà di dare, finalmente, il giusto valore all’impegno di tante che agirono per la sconfitta del nazifascismo e per l’affermazione dei valori della democrazia. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente dell’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea Vannino Chiti, il presidente di UPI Toscana Gianni Lorenzetti, la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità Francesca Basanieri e la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci, oltre che i rappresentanti di tutta la Rete provinciale degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea.
Eleonora Benveduti Turziani “Noretta”
“Noretta” nasce a Roma nel 1908. Nel 1938 si laurea in Pedagogia a Roma e, successivamente, si trasferisce a Firenze. Insegna poi per un breve periodo in un istituto in Libia. Rientrata in patria dopo l’ingresso del Regno d’Italia nel secondo conflitto mondiale, all’insegnamento scolastico affianca i compiti di assistente alla cattedra di Storia della filosofia dell’Università degli studi di Firenze.
Nei primi anni Quaranta aderisce al neonato Partito d’Azione (Pd’A) insieme al marito Giovanni Turziani e nel settembre 1943 il Comando esecutivo azionista le affida la responsabilità politica e operativa della «Commissione intendenza», che si occupa prevalentemente degli approvvigionamenti per le formazioni partigiane in montagna e per i gruppi patriottici di città, nonché di garantire protezione a fuggiaschi e perseguitati politici e razziali mediante la fornitura di documenti falsi, vestiario, viveri e medicinali. Arrestata nel novembre 1944 dagli uomini di Mario Carità, pochi mesi dopo il rilascio entra in clandestinità dove continua ad operare fino al giorno dell’insurrezione di Firenze, l’11 agosto 1944. A guerra finita le viene riconosciuta la qualifica di partigiana combattente afferente alla III Divisione «G.L.».
Dopo la Liberazione, Eleonora Turziani prosegue il proprio impegno nell’organizzazione azionista fiorentina e toscana. Candidata alla Costituente senza essere però eletta, lascia il Pd’A e si iscrive al Pci, nelle cui liste viene eletta in Consiglio comunale a Firenze (novembre 1946). Già Presidente provinciale dell’Udi, dal 1951 al 1961 ricopre la carica di Sindaco di Scandicci; successivamente, viene eletta consigliere provinciale. Nel 1955 è tra i soci fondatori dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea
Anna Maria Enriques Agnoletti
Nasce a Bologna nel 1907, poi si stabilisce a Firenze, dove è assunta presso l’Archivio di Stato di Firenze come “primo archivista”. Costretta a lasciare l’impiego a causa della promulgazione delle leggi razziali perché il padre è di origine ebraica, viene assunta grazie all’interessamento di Mons. Giovanni Battista Montini presso la Biblioteca apostolica vaticana di Roma. Nella capitale, dopo l’8 settembre, si adopera nella propaganda clandestina e nell’assistenza ai patrioti, ai prigionieri politici e agli ebrei.
Rientrata a Firenze, contribuisce al mantenimento dei contatti tra il Partito d’Azione, dove opera il fratello Enzo, e il movimento cristiano-sociale livornese, soprattutto tramite lo stretto legame con don Roberto Angeli che lo guida. Nel maggio 1944 viene arrestata assieme alla madre, tradotta in carcere e poi rinchiusa a Villa “Triste”: subisce atroci torture senza mai cedere e fornire informazioni che possano mettere in pericolo la vita delle compagne e dei compagni di lotta. Il 12 giugno 1944 viene fucilata insieme ad altri partigiani nella zona di Monte Morello. È stata riconosciuta partigiana combattente caduta, Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria, quale «indimenticabile esempio di valore e di sacrificio».
Maria Luigia Guaita
Nasce a Pisa nel 1912. Cresciuta tra Torino e Firenze, nel capoluogo toscano si avvicina agli ambienti liberalsocialisti. Agli inizi degli anni Quaranta aderisce, assieme al fratello Giovanni, al Partito d’Azione (Pd’A), nella cui organizzazione clandestina opera come staffetta, contribuendo in particolare alla diffusione di stampa antifascista e all’organizzazione delle cellule clandestine legate al partito.
Durante le fasi drammatiche dell’occupazione tedesca della Toscana, il Comando militare azionista le affida il mantenimento dei contatti e dei collegamenti tra il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (Ctln), gli Alleati e le formazioni partigiane presenti nell’area compresa tra Viareggio, Massa Carrara, la Lunigiana e il Pistoiese. Di particolare rilievo risulta anche la sua partecipazione alla «Commissione Intendenza» del Pd’A, principalmente con mansioni inerenti alla falsificazione di documenti, permessi e timbri per il soccorso e l’assistenza ai partigiani e ai perseguitati politici. È durante questo drammatico periodo che la sua abitazione fiorentina diviene uno dei punti di riferimento dell’organizzazione clandestina azionista. Maria Luigia nel dopoguerra viene riconosciuta partigiana combattente, afferente alla Divisione “Giustizia e Libertà”-Servizio “I” (Informazioni). In lei l’azionista Ferruccio Parri, il comandante “Maurizio”, ha riconosciuta “una delle staffette più brave, ardite, estrose e generose” della lotta di Liberazione.
Maria Assunta Lorenzoni “Tina”
Nasce a Macerata nel 1918, è figlia dell’economista e docente universitario Giovanni Lorenzoni. Iscritta alla Facoltà di Magistero, con l’entrata in guerra dell’Italia lascia gli studi e presta servizio come crocerossina in soccorso ai feriti di ritorno dal fronte. Dopo l’8 settembre 1943 entra in contatto con gli uomini del Partito d’Azione. Con il nome di battaglia “Tina” entra a fare parte della Brigata V, formazione partigiana inquadrata nella I Divisione Giustizia e Libertà.
Durante l’occupazione tedesca di Firenze, “Tina” si adopera in soccorso di ebrei e perseguitati politici, anche accompagnandoli personalmente nel Nord Italia. Staffetta coraggiosa, continua la sua vocazione di crocerossina assistendo feriti e malati, anche civili, e collaborando al reperimento di medicinali e di generi di conforto. Nei giorni cruciali della battaglia di Firenze, Maria Assunta attraversa più volte la linea del fronte, mantenendo i collegamenti tra le forze partigiane e il Comando d’Oltrarno.
Catturata da una pattuglia tedesca e condotta a Villa La Cisterna, sede del comando tedesco, per essere interrogata, tenta la fuga: il 21 agosto 1944, è freddata da una raffica di mitra. Ha soltanto 25 anni. Riconosciuta partigiana combattente, è decorata con la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria.
Walma Montemaggi
Nasce nel 1926 a Pontorme, sobborgo operaio di Empoli, da famiglia antifascista. Inizia a lavorare come operaia in una piccola ditta che produce vestiario militare e si avvicina all’attività politica aiutando il fratello Alfiero, comunista, nella distribuzione di volantini e nella raccolta di fondi per il Soccorso rosso. Nella sua formazione svolgono inoltre un ruolo i legami con la famiglia allargata: è cugina per parte di madre di Giuseppina Pillitteri Garemi e Ateo Garemi, entrambi emigrati in Francia.
Durante la guerra approfondisce i legami con gli ambienti clandestini empolesi e partecipa alla preparazione dello sciopero del marzo 1943. Subito dopo l’8 settembre svolge attività di assistenza a militari fuggiaschi e renitenti alla leva. Svolge il ruolo di staffetta e partecipa all’organizzazione dello sciopero del 4 marzo 1944; l’agitazione è infatti appoggiata da un corteo di donne diretto verso il centro cittadino, alla quale si uniscono contadini dalle vicine frazioni, artigiani e bottegai e gli operai che escono dalle officine.
Nel dopoguerra è riconosciuta con la qualifica di patriota. Dopo la Liberazione diventa operaia specializzata in una fabbrica di fiammiferi, e prosegue l’attività nel Pci, che le propone di frequentare un corso di formazione rivolto alle donne; Walma accetta e in seguito decide di abbandonare l’impiego per dedicarsi all’attività politica, prima nella federazione giovanile e poi come segretaria provinciale dell’Unione Donne Italiane, nel sindacato e nell’Anpi.