Siena, 8 marzo 2024 – «L’atleta non si è presentato ma non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di autosospensione, semplicemente non c’era alla gara nazionale di Lucca. Non so cosa farà domani (oggi, ndr ) l’altro schermidore. Decisioni che spettano a loro in accordo con i legali. Certo è che non esiste alcun motivo ostativo affinché entrambi partecipino alle competizioni", chiarisce il presidente della Federazione italiana scherma Paolo Azzi, ieri a Parigi per i Campionati europei paralimpici.
Gli atleti sono indagati per un presunto stupro di gruppo in un albergo a Chianciano Terme, durante un raduno nell’agosto scorso, denunciato da una campionessa di scherma uzbeka all’epoca dei fatti 17enne. Ieri infatti si è svolta la seconda prova nazionale giovani e assoluti fioretto e sciabola al Polo Fiere di Lucca dove sono impegnati, in quattro giorni, quasi 900 atleti.
Era atteso in pedana anche l’Under 20 Lapo Pucci che, appunto, non ha gareggiato. Domani risulta fra gli iscritti anche l’altro giovane indagato, Emanuele Nardella, 21 anni, di Foggia, in forza al Centro sportivo esercito. E anche lui probabilmente non salirà in pedana.
"Nessuna autosospensione per entrambi gli atleti", si limita a confermare al riguardo l’avvocato Matteo Antonio Starace che assiste quest’ultimo insieme al collega Enrico De Martino, senza anticipare nulla riguardo alle eventuali scelte del suo assistito in merito all’odierna gara di Lucca.
L’inchiesta della procura sul presunto stupro – la giovane campionessa si era risvegliata nella camera d’albergo dolorante e confusa – si è nuovamente inabissata. Ripiombando nel riserbo dopo la risposta all’accusa di "inerzia" lanciata dall’avvocato Luciano Guidarelli a cui si è affidata la famiglia della ragazza.
Che attualmente si trova all’estero ma tornerà in Italia per l’eventuale incidente probatorio chiesto dal pm Serena Menicucci al gip, ancora senza data. È diretto "all’assunzione della testimonianza della persona offesa e all’espletamento della doverosa perizia volta ad accertare la capacità a testimoniare con successiva notifica agli indagati e deposito degli atti", aveva spiegato il procuratore Andrea Boni.
Sarà dunque il momento in cui le parti conosceranno contenuto e contorni di un’inchiesta che ha preso l’avvio dal racconto già fatto dalla campionessa il 9 agosto scorso agli investigatori. "La madre della mia assistita – svela l’avvocato Guidarelli – è ferita e profondamente amareggiata. Sta vivendo questa vicenda anche come una forma di discriminazione".
«Non possiamo fare altro che attendere gli sviluppi dell’inchiesta da parte dell’autorità giudiziaria. Pensare che una Federazione – sottolinea il presidente Azzi – possa svolgere un accertamento su un’ipotesi di reato grave mi sembra detto senza riflettere. Non ha neppure poteri d’indagine, non potrei certo sequestrare i telefoni dei ragazzi. Di fronte ad un’ipotesi di reato, ripeto, per di più grave, dobbiamo attendere. Altrimenti ci sostituiamo alla giustizia ordinaria e facciamo un processo sommario, come il linciaggio avvenuto sui social. Indegno, anche se in futuro l’autorità preposta riconoscesse eventuali responsabilità degli atleti".