
Simone Gheri, ex sindaco di Scandicci, con l’architetto Rogers
Firenze, 20 dicembre 2021 - Simone Gheri è stato prima l’assessore all’urbanistica, poi il sindaco che ha visto nascere e crescere il “centro Rogers” di Scandicci. In una città che, una volta, non aveva neanche il centro. "Nei precedenti piani regolatori era individuato, ma c’era solo un palazzo comunale. Intorno soltanto prati spelacchiati e qualche parcheggio". Come nacque la scelta di Rogers? "Con la giunta Doddoli, decidemmo di rimettere le mani al piano regolatore. Nei primi anni del 2000, quando diventai vicesindaco e assessore all’urbanistica, si diede vita al nuovo piano strutturale. Avevamo conosciuto Richard perché era nato sulle colline di Firenze. Passava le sue estati in Toscana, aveva parenti qui, e grazie all’architetto Ernesto Bartolini lo incontrammo a Scandicci". E poi? "Si decise, di chiamarlo a disegnare, sia urbanisticamente che architettonicamente, il centro di Scandicci". Ricordi? "Ci trovammo subito in sintonia. Ma ci mise anche davanti a una scommessa". Quale? "La tramvia. Diceva che se sarebbe arrivata fino a Scandicci, avremmo vinto la sfida diventando una centralità della grande Firenze. ‘Se non arriva, scordatevi la scommessa e Scandicci resterà periferia’”, ripeteva. Quando la prima gara andò deserta, il primo a telefonarmi fu lui. ‘Ma allora che succede, si fa questa tramvia o no?’. Per lui era importante disegnare la ‘libellula’ del centro cittadino, ma voleva anche lasciare un segno". Segno che oggi è stato lasciato. "Oggi tutto sembra facile, ma non lo è stato. Con il project financing ci si affidò ad un unico soggetto per fare tutto l’intervento, piazza, auditorium, stazione tramvia, residenze, uffici e negozi. Non fu facile perché i privati cercavano di massimizzare i profitti, dall’altra parte c’era Rogers che voleva garantita la qualità del suo intervento. Noi nel mezzo, convinti e determinati, nel portare avanti un intervento storico: dare un centro alla nostra città. Non fu sempre semplice, bisognava tenere insieme determinazione e diplomazia e ci riuscimmo grazie anche alle capacità tecniche e operative nell’individuare le soluzioni. Non nascondo di non averci dormito qualche notte, per paura di non riuscire ad andare avanti". Ci furono anche discussioni? "Rogers non condivideva la nostra previsione del centro commerciale di Pontignale che poi non è andato in porto. Aveva la sua idea di ’città compatta’, a cui non eravamo abituati, e ci diceva: “non potete mettere cose fuori dal centro della città“. Si era così immerso in Scandicci, che quando veniva ci scambiavamo idee anche su altri spazi della sua “libellula”, penso all’area Turri e a piazza Togliatti, gli sarebbe piaciuta l’idea di poterli disegnare, e se fosse stato per lui avremmo osato anche di più, per esempio nelle altezze dei palazzi". Sentiva il rapporto con la città? "Si era innamorato della nostra città. Non credeva che sarebbe riuscito ad arrivare in fondo, ma riconosceva di aver avuto un’amministrazione comunale che ci aveva sempre creduto. Quello del centro di Scandicci è stato un progetto condiviso da tutti, che ha cambiato e migliorato, la nostra città. Nessuno si incatenò, nessuno bloccò i lavori e l’inaugurazione del novembre 2013 la ricordo come l’evento più bello ed emozionante nei miei dieci anni da sindaco".