Perugia, 23 gennaio 2025 – Un bell’avanzamento nella ricerca sui biomarcatori per la malattia di Alzheimer è stato compiuto dalle ricercatrici e dai ricercatori dell'Università degli Studi di Perugia. Coordinato da Lucilla Parnetti, il team delle sezioni di Neurologia e di Fisiologia e Biochimica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia ha sviluppato e validato nuovi test biochimici in grado di diagnosticare precocemente la malattia. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, si basa sul rilevamento della proteina "tau" in una forma modificata detta "tau multi-fosforilata" nel liquido cerebrospinale (CSF) e nel sangue.
Le ricercatrici e i ricercatori di UniPg hanno ipotizzato che le forme di tau fosforilate in più parti della molecola - multifosfo-tau - possano avere un valore diagnostico superiore rispetto alle ‘forme fosforilate in un unico sito’. Per questo motivo, hanno sviluppato una modalità di misurazione in grado di rilevare la ‘tau fosforilata’ simultaneamente in due diverse parti della molecola. I risultati hanno mostrato un'elevata accuratezza diagnostica nel distinguere i pazienti affetti da Alzheimer.
Lo studio ha coinvolto pazienti con malattia di Alzheimer in diversi stadi clinici, pazienti con altre malattie neurodegenerative che evolvono in demenza e un gruppo di controllo. I ricercatori hanno osservato che i livelli di proteina tau multi-fosforilata erano significativamente elevati nei pazienti con malattia di Alzheimer.
Alla ricerca ha partecipato anche Anna Lidia Wojdała, dottoranda vincitrice di una selezione internazionale per svolgere il proprio dottorato presso la Sezione di Neurologia dell'Università di Perugia. Il suo lavoro si inserisce nell'ambito di un progetto europeo nato per sviluppare nuovi biomarcatori per migliorare la diagnosi delle malattie neurodegenerative.
Lucilla Parnetti, responsabile della sezione di Neurologia e del Laboratorio di Neurochimica clinica dell'Università di Perugia, ha dichiarato: "I risultati del nostro studio rappresentano un passo avanti fondamentale nella diagnosi precoce della malattia di Alzheimer, permettendoci di individuare nuovi biomarcatori molto accurati e affidabili anche su campioni di sangue. La rilevazione delle forme di tau multi-fosforilate nel plasma potrebbe diventare un importante strumento per identificare precocemente la malattia, monitorarne la progressione e valutare l'efficacia delle terapie".
L'Alzheimer è la più comune malattia neurodegenerativa dell'età adulta e avanzata e rappresenta la principale causa di demenza. I meccanismi alla base della malattia sono caratterizzati dall'accumulo nel cervello di depositi patologici di proteine, in particolare beta-amiloide e tau. Una diagnosi precoce è fondamentale per attivare tempestivamente le cure più adeguate: i più recenti trattamenti, capaci di bloccare i meccanismi patogenetici della malattia, saranno infatti efficaci solo se somministrati in fase precoce, sulla base di biomarcatori specifici.
Lo studio è stato realizzato grazie a una collaborazione internazionale tra l'Università degli Studi di Perugia, l'Università di Amsterdam - UMC e la Quanterix Corp, un'azienda statunitense presso la quale Wojdała ha condotto alcuni degli esperimenti chiave. Tra gli autori figurano Giovanni Bellomo, Lorenzo Gaetani, Davide Chiasserini - coordinatore delle attività in laboratorio di Wojdała e dello sviluppo degli immunodosaggi - e Lucilla Parnetti, insieme a Charlotte Teunissen, responsabile del Laboratorio di Neurochimica presso l'Amsterdam University Medical Center - UMC, che ha contribuito alla validazione clinica dei risultati.