Firenze, 29 dicembre 2022 - La Regione Toscana spenderà 4 milioni e 962mila euro provenienti dallo Stato per la lotta all'epatite C. Scatta infatti lo screening gratuito per tutti i nati tra il 1969 e 1989, per circa un milione e 53.112 persone, cui vanno aggiunti la popolazione carceraria e chi è seguito dai servizi pubblici per le dipendenze, cioè altre 29mila persone al censimento di pochi mesi fa. Lo screening partirà entro marzo 2023.
Sono previsti protocolli diversi a seconda della popolazione di riferimento. Si partirà dai nati nel 1969. Sarà escluso dallo screening chi è già noto al sistema sanitario come infettato da epatite C. I cittadini saranno invitati attraverso un sms, ma anche chi non lo ricevesse (e rientra nella popolazione target) potrà recarsi presso i punti prelievi ed eseguire il test: un semplice pungidito ed esame sangue, alla ricerca degli anticorpi generati dal virus. Al progetto collaboreranno insieme Asl e Agenzia regionale di sanità della Toscana.
I soggetti considerati a rischio
L'uso di droghe per via endovenosa, pratiche come tatuaggi, piercing o altre procedure estetiche condotte in condizioni igieniche poco sicure - oppure la condivisione di oggetti personali taglienti e pungenti contaminati da sangue (un rasoio ma anche un semplice spazzolino o taglia unghie) e determinati comportamenti sessuali - sono considerate condizioni a rischio: anche le trasfusioni, ma solo fino al 1991, quando sono stati introdotti test specifici sui donatori. Dal 1 gennaio 2015 al 31 settembre 2021 le persone che si sono rivolte al servizio sanitario per l’epatite C sono aumentate di 3.357 unità e, sempre dal 2015, sono stati 14.016 i soggetti trattati con i nuovi agenti virali DAA.
Dall'epatite C si può guarire
Dall’epatite C, provocata da un virus e che si contrae mediante contatto con sangue infetto, oggi si può guarire: i nuovi agenti antivirali ad azione diretta hanno reso la cura una strategia economicamente efficace. L’importante è diagnosticarla per tempo, in modo da ridurre le complicanze. Infatti l’infezione decorre senza sintomi per anni e talvolta decenni, silente, ma può in quel tempo causare danni al fegato che possono portare alla cirrosi e al carcinoma epatico. L’infezione aumenta anche il rischio di sviluppare malattie reumatologiche, ematologiche, come il linfoma, cardiovascolari e diabete mellito. Un danno dunque per la persona, ma anche per il sistema sanitario, che si trova a gestire un numero più alto di malati.