Firenze, 27 febbraio 2023 – "Intendeva solo sedare gli animi degli studenti, non altro". Lo scrive in una lettera aperta indirizzata alla preside del liceo scientifico Da Vinci, Annalisa Savino, suor Anna Monia Alfieri, legale rappresentante delle scuole Marcelline in Italia e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della Cei. La suora, Cavaliere al Merito della Repubblica italiana, afferma di “non aver intravisto nello scritto della dirigente una lettura ideologica né tantomeno un invito ai ragazzi, che sono stati picchiati dai loro compagni dei collettivi di destra, a fare peggio per scongiurare il pericolo fascista, che nessuno di noi intravede”. Ma aggiunge anche che “non è stato facile non leggere la lettera come un’accusa al governo di essere fascista”. Questo, secondo la religiosa, “non sarebbe un comportamento degno di un dirigente scolastico, peraltro un pubblico ufficiale”. Insomma, la suora non approva del tutto quanto scritto dalla preside Savino e invita tutti i dirigenti “a verificare che la libertà di espressione dei docenti non si tramuti in indirizzi di pensiero imposti agli studenti bensì sia strumento dato loro per aiutarli a orientarsi. Non so se nella scuola italiana tutto ciò avviene. Mi auguro di sì. Forse i tempi sono cambiati rispetto a quando ero una studentessa”. Spesso, osserva suor Anna Monia Alfieri, “a scuola si parla di politica come contrapposizione, destra e sinistra allo scontro, si compiono azioni di proselitismo, indottrinamento e, chissà, forse si discriminano gli studenti che la pensano in modo diverso. Viene, così, svilita la figura del docente che si fa forza del proprio ruolo”.
"Le polemiche, la violenza fisica, i tafferugli suscitano in me echi tristi e drammatici di un passato nel quale tanti giovani hanno perso la vita in nome dell'ideologia, anarchica, comunista o fascista - scrive suor Anna Monia Alfieri -. Quando lei ha deciso di scrivere ai suoi studenti, immagino e spero che intendesse rivolgersi loro senza muovere alcun attacco allo Stato italiano, al governo legittimamente eletto, alle persone dei ministri. Probabilmente il suo scritto è stato frainteso sia da chi si è sentito dare del fascista sia da chi si è sentito assolto in quanto comunista".
“Da preside esperta - continua la lettera, - credo intendesse sedare gli animi degli studenti, tutti, insegnando che le idee non si affermano con la violenza, tutt'altro. Ogni forma di ideologia ha procurato morte, distruzione materiale e spirituale. Superfluo ricordare che tutti i nostri politici di destra hanno preso le distanze dal fascismo, come i nostri politici di sinistra hanno preso le distanze dal comunismo. Stesse colpe, stessi torti che occorre riconoscere, deprecare, denunciare".
Ma la religiosa mette anche in guardia dal rischio che “il monopolio educativo sia anticamera sempre del regime”. “Mi sono sempre chiesta come possa un docente imporre la propria idea su giovani studenti, ricorrendo a un vero abuso del proprio potere. Sicuramente lei, preside, non avrà mai compiuto simili atti e li avrà prevenuti nel suo corpo docenti. Sono convinta che i fatti accaduti nella sua città possono essere un’occasione d’oro per liberare le nostre scuole e le nostre Università da letture distorte, ideologiche e del tutto personali. Le chiedo: possiamo noi educatori avallare l’ideologia, avallare la visione parziale e non veritiera? Possiamo avallare la violenza e giustificarla? Possiamo fomentarla? La risposta è no”.