REDAZIONE CRONACA

Il talento si chiama Sant’Anna

Il commento

Guglielmo Vezzosi

Pisa, 12 novembre 2016 - Dal "pomodoro nero" – nato nelle serre della Scuola Sant’Anna di Pisa e ora commercializzato nei supermercati, un concentrato di ricerca, scienza e antiossidanti – alla robotica nella più ampia accezione del termine, che nei laboratori della Scuola ha preso forma sotto forma di protesi bioniche che trovano e troveranno sempre più ampia applicazione in medicina e nelle pratiche della riabilitazione. E ancora, dalla fotonica alla realtà virtuale, dallo studio delle politiche e strategie di peace keeping ai master ad altissimo livello fino ai traguardi di assoluta eccellenza in molteplici campi che hanno influenza diretta con il nostro vivere. Ultimo, in ordine di tempo, il gemellaggio per un’operazione di cobranding che vede la Sant’Anna vendere nel suo ‘shop’ interno tre vini rossi della Tenuta Venerosi Pesciolini di Ghizzano (Peccioli).

Si percepisce anche da iniziative come questa il senso del ‘fare’ della Scuola Sant’Anna, istituzione universitaria d’eccellenza capace di superare con successo le frontiere inesplorate e più avanzate della ricerca, dell’innovazione e della formazione continua.

Una fucina di talenti, insomma, che persegue l’eccellenza assoluta valorizzando il talento e il merito dei suoi studenti e che con le sue attività tiene alto il nome della Toscana e dell’Italia nel mondo. Un successo globale consacrato dai numeri: questo ‘giovane’ ateneo in 30 anni di vita è diventato uno dei migliori al mondo (compare nella top 200 globale ed è secondo in Italia dietro i ‘cugini’ della Scuola Normale, con i loro 200 anni di storia) secondo la rivista inglese Times Higher Education che ogni anno aggiorna la classifica delle Università a livello globale in quella che, per metodologia e indipendenza, è considerata la ‘bibbia’ dei ranking mondiali. E di questi tempi non è poco.