Firenze, 12 novembre 2024 - «Per gestire i sedimenti nell’alveo del Magra servono azioni dinamiche, localizzate e a carattere temporaneo, senza posizioni preconcette a favore o contro le escavazioni». A dirlo è Alessandro Cortopassi, geologo libero professionista e consigliere dell’Ordine dei Geologi della Toscana.
Partiamo da un quadro della situazione. Perché il fiume Magra ha da sempre problemi così gravi coi sedimenti?
«Il Magra ha un regime idrico molto variabile. Basti pensare che d’estate ha una portata inferiore ai 10 metri cubi al secondo, mentre d’inverno può arrivare anche a mille e, durante alcune alluvioni, come nel 2011, ha raggiunto i 5mila mc/secondo. Questo determina forti fenomeni erosivi e di trasporto di materiali verso valle».
Ci sono situazioni diverse lungo il corso del fiume?
«Molto diverse e proprio per questo parlo della necessità di azioni ‘dinamiche’ differenziate da luogo a luogo. Ad esempio, nel tratto superiore, dalla Cisa a Pontremoli, il Magra scorre con elevate pendenze e l’erosione è notevole. Da Pontremoli ad Aulla il materiale eroso viene trasportato e depositato in alveo. Alla foce infine, il trasporto dei sedimenti è complicato dall’azione del mare che spesso ne contrasta il regolare deflusso. Da qui la necessità di limitare il trasporto di materiali agendo a monte».
In che modo?
«Occorre superare l’approccio ideologico “escavazioni sì – escavazioni no” che da anni polarizza il dibattito. Ghiaie e sabbie potrebbero localmente essere prelevate laddove si sono accumulate in eccesso per effetto di varie fasi di alluvionamento. Sia chiaro però che le escavazioni non sono la panacea di tutti i mali».
Ci spieghi meglio.
«La dinamica fluviale è estremamente complessa e ampi studi dimostrano che le escavazioni indiscriminate del passato hanno favorito e non frenato l’erosione, determinando un’accelerazione del flusso idrico durante le piene. Più si scava, più le acque del fiume prendono velocità trascinando materiale a valle. Questo però non esclude che, di volta in volta, si possano individuare dei tratti di alveo dai quali rimuovere il materiale in eccesso, magari da utilizzare per il rinforzo degli argini o la creazione di difese spondali. Altro impiego di materiale escavato dal Magra potrebbe riguardare il ripascimento delle spiagge a Sud del porto di Marina di Carrara, dove esistono seri problemi di erosione delle spiagge. Chiaramente, se, come e dove escavare deve essere deciso dagli enti competenti, a partire dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, che studia attentamente questi fenomeni, anche sul Magra».
Esiste anche un fenomeno di trascinamento di tronchi e rifiuti: che fare?
«Si tratta di un tema legato solo in parte ad aspetti idrogeologici, ma che comunque va a impattare sulla sicurezza di ponti e infrastrutture. Quando tronchi, sabbia, fango e rifiuti si mescolano a valle, diventa difficile gestirli: è quindi importante che i Comuni competenti agiscano a monte, sia per favorire una corretta gestione dei boschi che contrastando le discariche abusive».