
Una terapia di gruppo (Getty Images/iStockphoto)
Firenze, 19 aprile 2023 - Un fenomeno che non riguarda solo i pazienti psichiatrici, ma che è comune a molte persone. E, allo stesso tempo, un problema ancora poco conosciuto, perché tanti evitano di parlarne per il timore di essere giudicati. Si tratta del disturbo che porta a “sentire” voci inesistenti, spesso a causa di traumi e situazioni psicologiche irrisolte.
L’approccio verso questa problematica è fortunatamente cambiato negli anni, grazie anche all’attività di tante associazioni e alla capacità di creare gruppi di autoaiuto e sinergie, ma anche agli studi del professore olandese Marius Romme, docente di psichiatria e psicoterapeuta.
L’ultimo progetto è nato proprio in Toscana, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Toscana Centro, e punta a dare vita a una rete regionale per le persone che “sentono le voci”. Proprio per favorire questo percorso si è tenuto nei giorni scoris un incontro alla Casa della Cultura Firenze organizzato da Aisme Firenze in sinergia con le associazioni Incontriamoci sull’Arno, Le Rune Bagno a Ripoli, Filo di Arianna Valle del Serchio e Auto aiuto di Massa.
Ma cosa succede a chi sente le voci? Abbiamo raccolto la testimonianza di Carla, che convive con questo disturbo da venticinque anni, ma che proprio grazie al confronto con gli altri è riuscita a migliorare profondamente la qualità della propria vita. "Il problema è iniziato quando avevo 25 anni e mia madre è stata ricoverata per un trapianto di fegato – racconta - Era un periodo difficile: mi occupavo della gestione della casa, ma mio padre mi diceva che quello che facevo non andava bene. Ero molto impegnata e spesso andavo a Bologna a trovare mia mamma. Le voci però mi ripetevano le parole di mio padre, ovvero che non sapevo fare nulla. Quando è tornata a casa mia mamma mi sono sentita molto felice, ma le voci hanno continuato ad assillarmi dicendomi brutte parole e trattandomi come una poco di buono. Ho iniziato a seguire una terapia dallo psichiatra ma nonostante le medicine, continuavo a sentire le voci. È stato allora che mia cugina, psicologa, mi ha indicato un gruppo di uditori di voci a Prato”.
E proprio con il rapporto con gli altri, interrompendo la solitudine, Carla ha avuto i primi benefici. "Frequentando il gruppo – dice ho iniziato a convivere con questo problema, confrontandomi con gli altri. Sento ancora le voci che mi offendono provenire dalla Tv mentre la guardo. Sento le voci dei vicini e sento anche le voci dei miei familiari e di altre persone. Il gruppo però mi fa comprendere che non esistono, che le sento solo io e che nella realtà nessuno mi offende. Ho iniziato a tradurre dall’inglese all’italiano alcuni testi scritti da uditori di voci e, insieme al gruppo, sono andata in Inghilterra per incontrare uditori di voci ed esperti del problema. Oggi continuo a prendere le medicine, talvolta esco con gli amici e ho trovato un equilibrio con le voci”.
Per chi volesse avere informazioni sui gruppi d’incontro sul tema: [email protected] oppure 366.9208130