REDAZIONE CRONACA

Sfratto alla farmacia di piazza San Felice. I residenti: "Non finisce qui"

Il Comitato dei residenti di Santo Spirito: “Il provvedimento di sfratto è uno strappo violento al tessuto civile dell’Oltrarno e di tutta Firenze, faremo ancora la nostra parte”

La Farmacia Pitti in piazza San Felice

Firenze, 21 febbraio 2022 - Nel 2019 si era aperta anche una raccolta di firme per chiedere al Comune di procedere al più presto all’espropriazione dell’immobile in cui si trova la Farmacia Pitti. Le associazioni di categoria Confcommercio e Federfarma avevano raccolto l’idea dei residenti d’Oltrarno e avevano giocato anche questa carta pur di salvare la storica farmacia, aperta in piazza San Felice addirittura nel 1810, la cui sopravvivenza era minacciata dallo sfratto richiesto dalla proprietà. Sono state raccolte migliaia di firme, ma questa mobilitazione non è servita.

Da allora la battaglia non si è mai fermata, ma la brutta notizia nonostante tutto è arrivata: “La comunicazione del provvedimento di sfratto è uno strappo violento al tessuto civile dell’Oltrarno e di tutta Firenze” spiega in un comunicato il Comitato dei residenti di Santo Spirito. La farmacia, che con i suoi arredi originali e i suoi preziosi cimeli costituisce una testimonianza viva della città granducale, è un ponte fra la storia e la città di oggi, una realtà che unisce il passato alla vita attuale del quartiere di Santo Spirito, che da anni, tra ostacoli, indifferenza e ritardi delle istituzioni, cerca faticosamente di proteggere la sua identità. “Il progetto di ristrutturazione dell’intero edificio non potrà sopprimere architetture e arredi che il passato ci ha consegnato perché li tutelassimo – si spiega nella nota - ma svuotare la forma del suo contenuto, significa togliere la loro anima. Lo sfratto è una grave sconfitta per il Comitato impegnato a difesa della Farmacia, presieduto da Giovanni Pallanti, e per tutti quelli che si sono mobilitati al suo fianco, raccogliendo migliaia di firme e sensibilizzando l’opinione pubblica fiorentina. Ma non finisce qui”.

La battaglia dunque continua: “Come Comitato dei residenti di Santo Spirito faremo ancora la nostra parte in una sfida decisiva, per la sua simbolicità, contro un’idea puramente mercantile e affaristica di Firenze, che vorrebbe svuotare la città di chi ancora ci abita o ci lavora, nei laboratori artigiani come nei negozi di vicinato, per farne il paradiso della rendita. Secondo Palazzo Vecchio il via libera concesso dal Comune allo sfratto, dopo la decisione del Tribunale che aveva accolto la richiesta della “Palazzo San Felice s.r.l.”, era un atto dovuto. Se ne prende atto, ma ora ci si aspetta che l’Amministrazione tenga fede a quanto dissero a suo tempo il sindaco e gli assessori che andarono a esprimere solidarietà al farmacista, con ogni iniziativa che possa salvare la farmacia, dov’è e com’è. A Dario Nardella e alla giunta diciamo: le battaglie giuste vanno combattute con determinazione anche quando le possibilità di successo sono minime. E, nel riconoscimento dell’importanza dell’iniziativa privata, all’imprenditoria di questo territorio rivolgiamo un appello: Firenze dà molto a tutti consentendo l’uso della forza internazionale del suo marchio, ma Firenze chiede in cambio il rispetto di se stessa e dell’interesse generale, che deve prevalere sugli interessi, e i profitti, di pochi”.

"Per la Giunta non è cambiato nulla, ma l'autorizzazione dello sfratto dice altro. Così come è evidente che se non avessimo scoperto il provvedimento dirigenziale probabilmente le cose sarebbero andate ancora più avanti nel silenzio generale" Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune "Cosa è cambiato da quando il  sindaco invitava tutta la cittadinanza a sostenere la lotta per evitare lo sfratto della storica farmacia di piazza San Felice? Secondo la Giunta nulla. Secondo l'autorizzazione dell'esecuzione di sfratto molto. Il punto per noi è politico, non tecnico. Perché la proprietà dell'immobile non è un fondo di investimento che sta in un'altra nozione. Ci risulta che sia un ente privato con sede proprio nella nostra città, che usa parole nette di delegittimazione delle scelte prese dalla nostra istituzione. Quindi perché il sindaco è intervenuto solo dopo che la notizia è uscita sulla stampa? La proprietà dell'immobile non era già stata recentemente invitata a un confronto, rifiutandolo? Se oggi non avessimo chiesto conto del tema in Consiglio che sarebbe successo? Andiamo tutte e tutti davanti alla proprietà dell'immobile? Ora che la cosa è stata strappata dal silenzio evitiamo vicende di parte e procediamo insieme per evitare quello sfratto. Ne va della credibilità stessa del Comune di Firenze". 

Maurizio Costanzo