NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Siccità, allarme per colture e allevamenti: “Non c’è più tempo, servono invasi”

Coldiretti: "Ora le risorse idriche vengono disperse: il 90% dell’acqua finisce in mare". Vigneti e uliveti osservati speciali

Grosseto, 31 luglio 2024 – Il caldo feroce di questi giorni è l’osservato speciale delle associazioni di categoria agricole. Il raccolto dei cereali è quasi terminato ma l’uva, le olive e le coltivazioni di stagione sono in fase di maturazione. Al momento, stando al monitoraggio di Coldiretti, in Toscana non c’è nessun particolare allarme siccità, ma l’attenzione è massima.

Gli invasi principali sono pieni al 97% grazie soprattutto alle piogge abbondanti dell’inverno e degli ultimi mesi che assicurano oggi le scorte necessarie per garantire l’acqua per uso civile e l’irrigazione dei campi. Tutto sommato Coldiretti parla di normalità, quello toscano insomma è uno scenario ben diverso da quello devastante del centro sud che, al contrario, sta vivendo una delle crisi idriche più pesanti della sua storia con la siccità che sta distruggendo le coltivazioni, soffocando gli allevamenti e favorendo la propagazione di incendi.

Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana spiega che è indispensabile, anche in Toscana, recuperare più acqua.

"Nella nostra regione, quest’anno, è stato un inverno più piovoso del solito ma di quell’acqua, caduta abbondante, il 90% finisce in mare – spiega Cesani –, quando con una rete di infrastrutture potremo recuperarne fino al 50%. Ecco perché è necessario accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e cambiare passo sulla gestione della risorsa idrica, senza la quale tutti i record del cibo Made in Italy sono a rischio per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici".

Un campo a secco (Foto Radaelli)
Un campo a secco (Foto Radaelli)

Insomma è bene intervenire subito, anche perché è ancora nella memoria di molti il 2022, quando la siccità e gli incendi in Toscana causarono oltre 250 milioni di euro di danni all’agricoltura.

"Non possiamo continuare a scommettere sulla fortuna, serve un cambio di passo – conclude la presidente regionale –. La Toscana ha già a disposizione migliaia di piccoli laghetti aziendali che oggi non sono utilizzati o addirittura sono stati chiusi".

Senza la disponibilità di acqua la Toscana rischia di perdere per strada una fetta importante del suo tesoro agricolo che vale oltre 4 miliardi di euro e qualcosa come quasi 3,5 miliardi di euro di export. Al caldo bisogna rispondere con misure adeguate. Lo sanno bene gli allevatori di bovini che hanno acceso i ventilatori nelle stalle e mantenendo a pieno regime gli abbeveratoi. Le stalle dotate di ventilazione, in particolare quelle per l’allevamento di mucche da latte in Toscana sono circa 200 con poco più di 15mila capi.

“Con le alte temperature la mucca arriva a bere fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi – sottolinea Coldiretti Toscana –. Il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte".

La colonnina di mercurio sale ma non in tutti i luoghi nella stessa maniera. Ci sono circa 8 gradi di differenza tra le aree rurali e le città e in questo contesto un ruolo importante lo potrebbe giocare il florovivaismo. Quest’ultimo, individuato da Coldiretti per accelerare la realizzazione di isole verdi nei centri urbani, potrebbe essere il settore che consegnerebbe almeno una soluzione per abbassare in maniera naturale le temperature delle nostre città anche di 10 gradi.

"L’effetto isole di calore – conclude – nei centri abitati può essere mitigato con l’aiuto degli alberi e delle aree arboree che hanno la capacità di abbassare le temperature". Il messaggio finale è sempre lo stesso: non c’è tempo da perdere.