Firenze, 9 aprile 2025 – Oltre al trend elettorale in vista del voto regionale, la terza rilevazione di fine marzo raccolta da Emg per Toscana Tv, dedica un’ampia finestra anche alle recenti alluvioni che hanno colpito la Toscana e alle reazioni dei cittadini in merito. Dopo le esondazioni dello scorso 14 marzo appaiono sempre più marcate le paure dei toscani in merito ai cambiamenti climatici e alla fragilità del territorio. Solo il 19% degli intervistati – su un campione di mille – comprerebbe infatti ora casa vicino a un fiume o a una parete a rischio frana. Il 41% non lo farebbe mai, mentre il restante 40% risponde «probabilmente no». Sulla prevenzione, alla domanda «secondo lei sono state fatte tutte le opere preventive necessarie?», il 65% risponde «Sì, ma solo in parte», il 7% «Sì, tutte» e il 28% dice «No, nessuna». Le priorità più urgenti? Al primo posto (40%) lo stop a nuove costruzioni in zone a rischio, al secondo (32%) il rifacimento completo della rete fognaria e idrica e al terzo (25%) il ripensamento della pianificazione urbana. Un plauso piuttosto netto va alla Protezione civile. Per il 75% degli intervistati la gestione del caos è stata ok. Nel dettaglio la Protezione civile si è comportata ’molto bene’ per il 14% e ’abbastanza bene’ per il 61%.

La terra gonfia d’acqua che rovina giù nei crinali del Mugello, la furia della Sieve, nel Fiorentino, che graffia e infradicia le finestre delle case, il Rimaggio a Sesto che sfascia gli argini e allaga il centro storico. Nessuna vita da piangere, per fortuna, ma le alluvioni plurime del 14 marzo scorso stavolta hanno spaventato davvero. E smosso qualcosa.
Governatore Giani, secondo il sondaggio Emg, l’81% dei toscani non comprerebbe più una casa vicino a un fiume o a una parete. Paure figlie delle forti e recenti emozioni o nuove consapevolezze?
“Sono senz’altro paure figlie dei tempi e di questi nuovi fenomeni meteo estremi. Prendiamone il buono: c’è ora una nuova sensibilità legata alla difesa del suolo”.
Ma forse, stando al sondaggio, serverebbe anche uno sforzo in più della politica.
“Io già da anni lavoro nella prevenzione. Penso all’inaugurazione della cassa di espansione di Roffia che in marzo, con la sua capacità di 5 milioni di metri cubi d’acqua, ha salvato Pisa da un’esondazione. E penso anche alle tredici briglie sull’Arno in grado di creare energia pulita.
Tre priorità per la tutela idrogeologica della Toscana qualora lei dovesse esserne ancora il presidente.
“Vorrei continuare a lavorare nella direzione che abbiamo intrepreso e completare i lavori di prevenzione in tre grandi aree greografiche. Lungo il corso dell’Arno, dove abbiamo già inaugurato la cassa del Restone e dove stiamo pregettando altri interventi, in Maremma per finire la cassa di Campo Regio che con una capienza di 33 milioni di metri cubi d’acqua diventerà il terzo invaso della Toscana e metterà in siurezza il Grossetano. E infine nella zona della Media Etruria con un piccolo Bilancino sul fiume Cecina. Senza dimenticare l’intervento in riva destra dell’Arno a Fucecchio”.
Alla domanda ’quali sono le misure più urgenti in Toscana’ solo il 17% degli intervistati ha parlavto di ’depavimentazione’, cioè di rimozione dell’asfalto e del cemento superflui per rendere più permeabili i terreni. Ma non è proprio il troppo cemento causa di tante alluvioni?
“Io credo che la priorità sia quella di fare prevenzione su episodi nuovi”.
E infatti il 40% invoca lo stop alle nuove costruzioni in zone a rischio idreogeologico.
“Per questo dico che è importante la formazione di una nuova sensibilità legata alle trasformazioni del clima e al rispetto del suolo”.
La Piana che corre da Firenze a Pistoia è una delle più antropizzate d’Italia. Tanto cemento, poche aree verdi. Non è un caso il disastro di Campi Bisenzio nel 2023.
“Occorre lavorare per irrobustire ogni tipo di sicurezza idraulica”.
Da dove si parte?
“Dalla rete idrica minore, senz’altro. Dobbiamo alzare gli argini dei torrenti perché i guai più grossi sono arrivati proprio dai corsi d’acqua che non avevano protezioni sufficienti”.