STEFANO BROGIONI
Cronaca

Un mese fa la strage al cantiere. L’altolà del cardinale Betori: "Il lavoro sicuro sia diritto imprescindibile”

L’inchiesta procede nel massimo riserbo della procura: si lavora per capire le cause del crollo. L’arcivescovo di Firenze: "Ogni negligenza nel tutelare i lavoratori è un modo di ferire"

Firenze, 16 marzo 2024 – Un mese. Il 16 febbraio scorso si è consumata una delle più gravi stragi sul lavoro avvenute in Italia. Nel cantiere di via Mariti,a Firenze, cinque persone hanno perso la vita, travolti dal cemento che li sfamava.

Una ferita che neanche i procedimenti giudiziari - ancora in embrione - potrà mai rimarginare. Da allora, in quell’angolo della città, è nato un comitato. Si chiama come la data di questa cicatrice indelebile del 2024. Oggi, davanti al cantiere (sotto sequestro), è indetta una conferenza stampa, che ha l’obiettivo di ricordare che la cementificazione del rione ha prodotto dolore. Chiedono un passo indietro. Che invece del supermercato Esselunga sorga un giardino, dove una volta c’era il panificio militare.

Anche l’arcivescovo Betori, nell’omelia di ieri pomeriggio (pronunciata nella chiesa dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, vicinissima al cantiere assassino), ha ricordato le cinque vittime. "Gesù piange insieme a noi la morte di Mohamed, Luigi, Taoufik, Mohamed e Bouzekri, vittime innocenti, strappate alla vita mentre erano sul posto di lavoro, ambito in cui rispetto della vita, della sicurezza e della dignità della persona dovrebbero essere imprescindibili", ha affermato Betori.

"Gesù - ha continuato l’Arcivescovo - non ci toglie dalla condizione umana, e quindi anche dalle nostre responsabilità, ma è vicino ai suoi, si commuove per le loro lacrime, penetra fino in fondo nella situazione di disperazione, di morte, e proprio da lì spalanca le porte della vita. Invito ciascuno a sentire Gesù vicino a noi, piangere accanto a noi per i nostri morti, richiamando con questo alle responsabilità perché a ogni livello - nella legislazione, nell’organizzazione del lavoro, nell’accuratezza dei controlli - sia salvaguardato il primato della persona rispetto a ogni altro interesse".

Perché, ha sottolineato il cardinale, "il lavoro è una componente essenziale della dignità umana; non soltanto per questioni di natura economica, ma perché attraverso di esso ciascuno è capace di vivere nel presente questo desiderio di eternità. Ogni negligenza nel garantire sicurezza e tutela ai lavoratori è un modo di ferire, fino anche a uccidere, non solo la fisicità della persona, ma anche quel desiderio di pienezza che alberga nel cuore di ogni uomo e donna; quel desiderio di cose grandi a cui aspira ogni persona che, nella fatica di ogni giorno, si reca al lavoro".

Ma cos’è successo quel giorno, in cui il solaio che gli operai stavano “gettando“ è venuto giù, demolendo i sogni di chi voleva soltanto costruirsi un futuro?

Chi si aspettava un’inchiesta lampo, avvisi di garanzia spiccati sull’onda emotiva di un’Italia scioccata, è rimasto deluso.

I pubblici ministeri Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone hanno scelto la linea della prudenza, per avventurarsi in un’inchiesta che sarà comunque fatta di consulenze tecniche e perizie sulla trave che, staccandosi dal suo supporto, ha innescato il crollo. I due magistrati hanno nominato un proprio consulente, che li sta accompagnando nell’analisi delle prime acquisizioni effettuate presso le imprese che stavano partecipando ad appalti e subappalti.

Il punto centrale è quel corpo trave, prodotto dalla Rdb Italprefabbricati, ma assemblato in loco da altre ditte, in cui un dente ha ceduto. Difetto dei materiali, errore nel montaggio, falla nella progettazione. Domande per ora senza una risposta, ma che potranno cristallizzarsi davanti al primo atto formale della procura. Tra le carte acquisite, spuntano anche alcune chat “spia“.

Spia di un sistema che impone velocità, dove non c’è tempo per riflettere anche davanti al dubbio che potesse esserci qualcosa che non andava, in quello scheletro di cemento che, alle 8.52 del 16 febbraio, crollando come un castello di carte, ha spento cinque vite.