MARIA NUDI
Cronaca

Suicidio assistito, l'ultima battaglia di Massimiliano: "Voglio morire a casa, in Italia"

Toscano, 44 anni, malato di sclerosi multipla: "Sogno di andarmene con dignità, ma serve una legge"

Firenze, 6 dicembre 2022 - Sul web irrompe il video di Massimiliano, toscano, che a 44 anni vive una condizione di salute molto precaria perché la sclerosi multipla gli ha tolto la dignità e l’autonomia. Quel video così toccante riaccende i riflettori e il dibattito sul delicatissimo tema del suicidio assistito e sulla situazione italiana.

Massimiliano in questo momento non vuole svelare la sua identità. Ci mette la faccia, certo, ma non vuole rivelare il cognome e nemmeno la città della Toscana in cui risiede con la sua famiglia. La Nazione lo ha raggiunto al telefono grazie alla mediazione dell’associazione Luca Coscioni alla quale lui si è rivolto. E’ una chiacchierata che lascia il segno .

Massimiliano, la sua storia e soprattutto la sua testimonianza vogliono essere un nuovo apripista, dopo il caso di Davide Trentini, per chi vuole lasciare questo mondo con dignità?

"E’ così che voglio andarmene, con dignità - ci dice -. E voglio uscire da questo tunnel che non mi permette di vivere in maniera autonoma. Non posso più fare quello che una volta mi piaceva fare. Ero un manutentore, con le mie mani aggiustavo tutto quello che andava riparato. Tutto. Oggi non sono più in grado di fare nulla. La malattia degenerativa me lo impedisce e la mia condizione può soltanto peggiorare. Non c’è alternativa". E quando dice così il suo tono di voce, deciso perentorio, non lascia spazio a interpretazioni.

Quando ha deciso che era giunta l’ora di andarsene?

"L’ho deciso un anno fa. Anzi, poco più di un anno fa. E mi sono messo alla ricerca di quale via di uscita ci potesse essere. In Italia, per chi non è dipendente da trattamenti sanitari di sostegno e vitali, non ci sono alternative. Non esistono. Così mi sono rivolto all’associazione Luca Coscioni, precisamente a Marco Cappato, che ammiro molto. Ed eccomi qua".

Perdoni la banalità della domanda, Massimiliano, ma quando ha detto in famiglia di voler morire, i suoi parenti come hanno reagito?

"Alla mia famiglia l’ho comunicato quando già avevo tutte le informazioni necessarie. Hanno capito, hanno compreso e mi supportano come del resto fanno tutti i miei amici. Tutte le persone che mi vogliono bene rispettano questa scelta. Anche mio padre, anche le mie sorelle. Le ripeto: a due anni mi dettero un cacciavite in mano e da allora ho riparato di tutto. Ho lavorato in un villaggio turistico, amo la musica, soprattutto la chitarra e il basso. Ora non posso più fare niente. Niente. Non è più la mia vita".

Massimiliano, lei vuole morire in Italia...

"Sì, io vorrei morire qui, a casa mia", ci ripete con determinazione. E non aggiunge altro.

Ma in Italia non esiste una legge sul suicidio assistito. Di certo, nel suo percorso quest’uomo non sarà abbandoanto da Marco Cappato, che commenta così: "Dopo l’accompagnamento di Romano (l’82enne che giorni fa lo stesso Cappato ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito, ndr) e la mia autodenuncia, i capi dei partiti e i rappresentanti del governo hanno scelto la strada del silenzio assoluto, forse nella speranza che noi prima o poi ci fermeremo o che la questione possa essere spazzata sotto il tappeto. Noi invece andiamo avanti".

«Insieme agli altri componenti dell’associazione Soccorso civile, Mina Welby e Gustavo Fraticelli - prosegue Cappato - chiediamo la partecipazione di altre persone che si vogliano assumere la responsabilità di aiutare chi chiede di interrompere la tortura di Stato nei loro confronti". Sono in costante aumento le richieste di aiuto sul fine vita che ogni giorno arrivano all’associazione Luca Coscioni. Lo riferisce la stessa associazione, precisando che negli ultimi 12 mesi sono oltre 9.700 le persone che hanno chiesto informazioni sul fine vita. "In particolare, più di 20 persone al mese, quasi una al giorno, hanno chiesto informazioni e hanno scaricato il modulo per accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia o preso contatti con le associazioni svizzere".