Le negano il suicidio assistito. Ma dopo la sentenza della Corte l’Asl rivede il parere

La richiesta della 53enne toscana affetta da sclerosi multipla, seguita dai legali dell’associazione Luca Coscioni, era stata negata. Grazie all’ultimo parere della Corte Costituzionale il caso è stato riaperto

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Coscioni

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Coscioni

Firenze, 19 luglio 2024 – Riguardo il caso della donna di 53 anni toscana con una forma progressiva di sclerosi multipla, interviene la Asl Toscana Nord Ovest. E lo fa dopo che ieri, 18 luglio, la Corte costituzionale è tornata a esprimersi in merito al Fine vita. Tra i temi più importanti in discussione quello dell’applicazione di uno dei quattro principi fissati dalla stessa Consulta nella ormai nota sentenza 242/2019 “Dj Fabo/Cappato”, quello della necessaria dipendenza dal trattamento di sostegno vitale per chi richiede di accedere al suicidio medicalmente assistito. Proprio questo il punto su cui la paziente aveva dichiarato, tra le altre cose, il 10 luglio: “Senza tutti questi ausili io non potrei sopravvivere. Quello che mi avvilisce di più è che la mia esigenza di essere nutrita con la Peg, prescritta dal nutrizionista e prontamente trasmessa all’azienda sanitaria, sia stata del tutto ignorata dalla Usl. Pretendono che io mi sottoponga a un trattamento sanitario invasivo contro la mia volontà per poi poterlo interrompere e ricorrere al suicidio assistito. Tutto questo è crudele e umiliante. Io, a oggi, voglio solo essere libera di scegliere come e quando morire. Perché non posso e non voglio continuare a vivere così. Perché questa non è assolutamente vita”.

A seguito di questa ultima decisione della Corte Costituzionale in materia di suicidio assistito, stamani, 19 luglio, la commissione multidisciplinare dell’Asl Toscana nord ovest, in accordo con la direzione aziendale, si è messa al lavoro per rivedere il parere rilasciato in merito al caso della donna 53enne.

"L’Asl –  si legge in una nota – si è attivata subito, tramite la commissione, per applicare i principi di cui alla sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 2019, già precedentemente posta in attuazione, per come ulteriormente precisati dalla successiva decisione di ieri, la numero 135 del 2024. Questa attesa pronuncia della Corte Costituzionale scioglie infatti il nodo interpretativo circa la possibilità del richiedente di accedere al suicidio assistito anche ove rifiuti, in base alla legge 219 del 2017, un trattamento di sostegno vitale valutato dal personale medico necessario, equiparando questa condizione a quella di chi sia già tenuto in vita da tali tipologie di trattamento, recentemente poi meglio definite dal Comitato Nazionale di Bioetica".

I legali dell’associazione Luca Coscioni seguono la 53enne  che aveva avanzato una richiesta nelle settimane precedenti. “L’Azienda USL Toscana nord ovest aveva già manifestato ai legali dell’associazione Luca Coscioni –  continua il comunicato –  l'intenzione di adeguarsi in maniera tempestiva se la decisione avesse avallato espressamente un'interpretazione estensiva della condizione. Cosa che è avvenuta proprio ieri (18 luglio) con la nuova importante decisione della Corte Costituzionale. Già negli anni precedenti l’Azienda USL Toscana nord ovest si era distinta a livello nazionale dando per prima attuazione in regione a quanto indicato dalla sentenza del 2019, quella che aveva aperto la strada all'aiuto medico al suicidio (SMA). Era infatti stata approvata un’apposita delibera (la numero 780 del 13 settembre del 2021) dal titolo “indirizzi operativi per la verifica dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019” proprio a seguito di quella sentenza”.

E’ il caso di Pisa, nella primavera 2021, “c’era infatti stata la richiesta di un cittadino di accedere alla morte volontaria assistita. Ciò aveva sollecitato la pronta risposta dell’Asl che aveva appunto predisposto un apposito percorso al riguardo. Tramite procedura interna, era infatti stato costituito un gruppo di lavoro costituito da clinici, avvocati, medici legali e rappresentanti del ComEC al fine di predisporre quanto previsto dalla sentenza 242 del 2019 per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). L’Asl aveva poi stabilito la formazione di un’apposita commissione multidisciplinare col compito di farsi carico di verificare che in un ogni caso successivo di richiesta analoga ci fossero i requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale. La Commissione è composta da 7 specialisti: un medico palliativista, uno psichiatra, uno psicologo, un anestesista rianimatore, un medico specialista nella patologia principale di cui è affetto il richiedente, un medico legale con funzione di coordinatore del collegio, il medico di medicina generale del richiedente. Questo aveva permesso già in precedenza - come avverrà adesso anche nella situazione più recente - di gestire un caso dello stesso tipo in via amministrativa”, conclude il comunicato dell’Azienda snaitaria.