Firenze, 11 novembre 2014 - VIGILEREMO perché la salute della gente sia tutelata al 100 per cento E’ la battaglia de La Nazione, l’abbiamo sempre sostenuta. Guai a tagliare i servizi sanitari, non si può partire da qui per risparmiare. Noi siamo pronti a portare l’acqua della Versilia ad analizzare, per avere una ulteriore conferma che non c’è più motivo di preoccuparsi. Per ora non è così. I dati dei valori inquinanti ci assicurano che sono abbassati rispetto a qualche settimana fa, ma non è sufficiente per tranquillizzare la popolazione di Valdicastello e quanti frequentano la Versilia. Il veleno che è stato trovato nell’acqua dei pozzi, eredità delle vecchie miniere di pirite dismesse e mai bonificate, fa male se raggiunge livelli superiori a due microgrammi per litro: in alcune tubature siamo ben oltre i dieci. L’assunzione cronica ne aumenta la concentrazione nell’organismo, e può portare all’avvelenamento. Bastava pensarci prima, ma le autorità sanitarie non l’hanno fatto. Ecco perché non possiamo accontentarci della risposta che è tutto sotto controllo e già normalizzato. E poi bisogna andare a vedere se chi ha consumato l’acqua finora, senza sapere del rischio che correva, ha accumulato il metallo in quantità nociva. Secondo una biologa del Cnr di Pisa, Emilia Bramanti, che abita a Pietrasanta e quindi proprio nella zona rossa, l’Asl avrebbe dovuto addirittura analizzare le urine di tutti gli abitanti per dissolvere ogni dubbio. E poi aggiunge una rivelazione inquietante: «Se non ci fossero stati due geologi dell’università di Pisa, che hanno esaminato le ex miniere e hanno scopertto una concentrazione spaventosa di tallio, chissà per quanti anni avremmo continuato a vivere con il veleno nei rubinetti». Sarebbe allarmistico, e non vero, sostenere che il tallio è cancerogeno, non ci sono certezze scientifiche che confermino il collegamento con la malattia. Di certo è tossico. Ma questo basta, e avanza, per pretendere l’assoluta certezza che non c’è più pericolo.
CronacaBattaglia per la salute