Firenze, 27 aprile 2024 – Che il Mugello sia una zona sismica lo si sa da lunghissimo tempo, da secoli. Lunga la lista dei terremoti che nel corso della storia hanno colpito sull’Appennino; certo, all’epoca non avevano i sismografi e la potenza di quelle scosse la basiamo sulla scala Mercalli, che registra però i danni, al contrario della scala Richter che è invece oggettiva. Di sicuro le cronache riportano una scossa fortissima già nel 1542, il 13 giugno: i danni furono enormi in tutto il Mugello, con diverse decine (secondo alcune fonti anche qualche centinaio) di morti e migliaia di abitazioni distrutte o inagibili.
Altre scosse forti riportate dalle cronache sono quelle del settembre 1611 con epicentro a Scarperia, con gravi danni ma nessuna vittima di cui si abbia notizia, e poi nell’aprile 1762 a Sant'Agata e Scarperia, nell’ottobre 1843 a Barberino e nel febbraio 1845 a Borgo San Lorenzo.
Il terremoto che però è rimasto più impresso nella storia mugellana è sicuramente quello del 29 giugno 1919 con epicentro a Vicchio. Anche in questo caso la magnitudo è stimata: si ipotizza fra 6.2 e 6.4 della scala Richter e un nono grado della scala Mercalli. Una botta enorme: nel pomeriggio la terra tremò, le case crollarono e alla fine si contarono circa cento morti, 400 feriti e migliaia di sfollati.
Ma anche in anni recenti ci sono state diverse scosse sopra i 4 gradi Richter: nel 2008 si arrivò a 4.5 (un’altra a 4.0). Mezzo punto può sembrare poca cosa, ma la scala Richter è logaritmica e questo significa che fra un grado e l’altro la differenza è enorme. Basti pensare che solo in termini di energia liberata si parla di 30 volte di più da un grado a quello immediatamente precedente.
Nel 2009 ci fu una scossa di 4.2, a settembre, nel 2015 4.3 ma con epicentro a Castiglione dei Pepoli, mentre nel 2019 a dicembre si arrivò a 4.5 con epicentro Scaperia.