DAVIDE COSTA
Cronaca

La Toscana fragile. “Dopo l’alluvione ci aspettiamo migliaia di frane”

Nicola Casagli, docente di geologia: “In Romagna ce ne sono state circa 57mila. Ci attendiamo numeri simili anche nella nostra regione”

Firenze, 12 novembre 2023 – Il dopo alluvione parla purtroppo di un altissimo rischio frane. Nel Pratese la situazione è assai difficile soprattutto in Val Bisenzio ma la Protezione civile comunale sta monitorando anche il caso di Figline, frazione di Prato, dove i geologi stanno valutando l’assestamento di una frana che ha coinvolto una porzione di territorio accanto all’argine del torrente Bardena. Ma è la Valbisenzio la zona più fragile, piegata da frane e smottamenti. E dai sindaci della vallata è partito l’appello a Giani: "Servono strumenti straordinari. E’ urgente un intervento legislativo da parte della Regione Toscana che consenta, da ora in poi, di intervenire nell’alveo dei corsi d’acqua per la rimozione di materiali perché deve essere garantita capienza e profondità proprio allo scopo di fronteggiare in modo efficace gli eventi atmosferici che potranno verificarsi anche in futuro". Del territorio toscano fragile ne parliamo con Nicola Casagli, docente di geologia a Unifi.

Professor Casagli, parlare di frane e dissesto idrogeologico oggi in Toscana è argomento di straordinaria attualità.

"In Toscana negli ultimi giorni abbiamo assistito a eventi molto estesi e molto intensi, più o meno com’è accaduto nello scorso mese di maggio in Romagna. E se nei primi giorni l’attenzione è comprensibilmente concentrata sul fenomeno delle alluvioni, che va fronteggiato immediatamente, presto si sposterà sulle frane".

Due cose che sono collegate a doppio filo…

"Certo. L’alluvione in Romagna ha provocato circa 57mila frane, dalle più piccole a quelle che hanno isolato paesi interi. Ci attendiamo numeri simili anche nella nostra regione".

Un numero impressionante. Come fate a censirle?

"Attraverso le immagini satellitari siamo in grado di confrontare il territorio prima e dopo un dato momento e vedere cos’è cambiato".

Che spiegazione si dà a questi eventi?

"Più che una spiegazione, credo che si debba intervenire quanto prima sulle cause del dissesto idrogeologico, che provocano questi disastri. E le cause sono sostanzialmente due: la prima è il cambiamento climatico, sul quale un intero movimento globale sta lavorando per ridurre le emissioni. Gli effetti di questo si vedranno a lungo termine, ma perché si possa ottenere risultati soddisfacenti sarà necessario che ci lavori tutto il mondo, a partire dai paesi in via di sviluppo."

Questa è la prima causa. La seconda?

"Il consumo di suolo. Su questo aspetto possiamo fare molto. E lo possiamo fare in tempi brevi. Bisogna fermare, o ridurre a livelli ragionevoli, il consumo di suolo. Altrimenti casi come quelli delle scorse settimane continueranno a ripetersi. Le do un dato che non può che farci riflettere".

Prego…

"La velocità di aumento di consumo del suolo è oggi la stessa di quella degli anni Settanta. Ma il quadro economico, sociale e demografico è completamente diverso: allora si era in fase di sviluppo da tutti i punti di vista. Adesso no. Eppure si continua a costruire su aree vergini, piuttosto che recuperare aree abbandonate. E questo non va bene".

Soluzioni?

"Intanto rendere più conveniente recuperare strutture laddove qualcuno in precedenza aveva già costruito".

Professore, se in trent’anni un quartiere finisce per due volte alluvionato non crede che ci sia anche un problema di dove si costruisce?

"Questo è fuor di dubbio. Credo sia evidente a tutti che negli anni si è costruito laddove non si doveva costruire. Prendiamo l’esempio di Campi Bisenzio: il terreno su cui sorge la città era una naturale cassa di espansione del Bisenzio, che dal dopoguerra negli anni è stata urbanizzata a livelli impressionanti. Si è verificato uno sconfinamento delle costruzioni nelle aree di pertinenza fluviale. Quello che succede è che, ogni tanto, l’acqua si riprende i suoi spazi. Se ci aggiungiamo i cambiamenti climatici, che portano quantità impressionanti d’acqua in poche ore, il quadro è completo".