Firenze, 25 settembre 2023 - L’ultima corsa all’oro di cui abbiamo conoscenza? Siamo sinceri: molti di noi son fermi al gelido Klondike, al fiume Yukon, a Zio Paperone e alla Numero Uno, il primo cent su cui fondò il suo intero patrimonio. Questo è. Poi, però, in diversi hanno iniziato a farsi delle domande e a chiedersi come mai la Cina stesse letteralmente invadendo il continente africano, costruendo infrastrutture, strade, ferrovie e intere città con enormi palazzoni destinati a ospitare... chi? E in cambio di cosa?
Gli esperti di geopolitica sono stati i primi a battere una mano sulle spalle del mondo, poi ci si sono messi gli economisti: la Cina foraggia l’Africa di sopra per avere il permesso di scavare l’Africa di sotto. E mettere le mani su giacimenti enormi di metalli rari e fondamentali per mandare avanti le nuove tecnologie. I numeri non mentono mai: secondo varie proiezioni, per sostenere il nostro stile di vita high-tech, fra cellulari, auto elettriche e strumenti elettronici vari, da qui al 2040 dovremo estrarre cinque volte più tellurio, dodici volte più cobalto e sedici volte più litio di oggi. E, già ora la Cina vale, da sola, il 58 per cento della raffinazione mondiale di litio e il 65 per cento di quella di cobalto, che servono ad alimentare le assetate batterie di auto elettriche, ma anche degli smartphone.
2Il litio e le terre rare diventeranno presto più importanti del petrolio e del gas naturale. La loro domanda è destinata a quintuplicarsi da qui al 2030", ha scandito la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso le ha fatto eco. Perché l’Europa chiede con determinazione di riaprire le miniere: "La Commissione Europea ci chiede di raggiungere subito gli obiettivi per ridurre la dipendenza dalla Cina", che "sostanzialmente ha un monopolio su tutto quello che serve per la tecnologia green e digitale".
Riaprire le miniere, dunque. E la Toscana si scopre in prima fila. Perché la regione è ricca di rame e antimonio, ma possiede anche manganese e magnesio. E sono già sbarcate da queste parti società minerarie straniere, tipo l’australiana Altamin o la tedesca Vulcan o la canadese Western Metallica, per mappare il nostro territorio, dato che già negli anni ’70, lo dice Andrea Dini, ricercatore del Cnr, "in una zona vulcanica lunga centinaia di chilometri, dal Monte Amiata ai Campi Flegrei, in profondità ci sono grosse quantità di acqua calda, in cui negli anni ‘70 Enel e Agip hanno trovato percentuali enormi di litio". Però le ricerche, allora, si erano interrotte perché "in quegli anni tutti consumavano petrolio e il litio non se lo filava nessuno".
Ora però le cose sono cambiate, eccome. Tracce di litio sono state individuate anche nelle acque degli impianti geotermici, o a Larderello dove sarebbe incastonato nel granito. E ancora nei sedimenti fluviali dei bacini sul Macigno e sulle Argille Scagliose, nella Toscana meridionale. E un giacimento di litio che fa gola, pare che sia sotto la belli ssima spiaggia di Capo Bianco all’isola d’Elba. Ma è facile credere che piuttosto di vedere una miniera aperta lì, gli elbani si preparino alla guerra civile. Come in Liguria, peraltro, dove il più grande giacimento di titanio d’Italia si trova fra Genova e Savona, nel parco naturale del Beigua.
La corsa al nuovo oro – di qualunque colore, forma o sostanza essa sia – è appena iniziata. E senza esclusione di colpi, sulla terra e sotto.