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Toscana zona rossa, ora trema l'economia locale: "Spiazzati dalla decisione"

Le parole di Cna: "Solo poche ore prima abbiamo recepito l'ordinanza sulla zona arancione, adesso questo cambio di rotta"

Asporto in un locale di Firenze (New Press Photo)

Asporto in un locale di Firenze (New Press Photo)

Firenze, 13 novembre 2020 - Spiazzato, timoroso di un futuro che già così era quantomai incerto. Il mondo economico recepisce la decisione del Governo di fare della Toscana una zona rossa contro la diffusione del coronavirus. Ma la nuova stretta sulle vendite e sulla circolazione adesso fa tremare l'economia locale toscana, che non si aspettava un peggioramento della situazione così repentino. 

"Siamo spiazzati questa mattina l'ordinanza della regione Toscana con cui si chiariscono i motivi per cui, come zona arancione, sono giustificati gli spostamenti fuori dal comune di residenza ci aveva fatto sperare in un inversione del trend ed invece eccoci in zona rossa". Così Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana, all'annuncio della telefonata del ministro della Salute, Roberto Speranza, al presidente della Toscana, Eugenio Giani, per informarlo del passaggio

''Occorre mantenere i nervi saldi, resistere e ritrovare quella coesione e compartecipazione di marzo per superare anche questo scoglio - prosegue Cioni - Certo è che anche lo stato, la regione Toscana ed i comuni devono fare la loro parte perché con l'acuirsi della pandemia, il lockdown e la chiusura del commercio la situazione diventerà ancora più dura''. L'associazione torna a chiedere un'inversione di tendenza nelle modalità con cui vengono distribuiti i ristori: stop alla non-logica dei codici Ateco e via ad una serie di aiuti a fondo perduto per ogni impresa, parametrati sulla diminuzione di fatturato.

"La Toscana diventa zona rossa. I dati riportati dicono questo, purtroppo". Lo afferma, su Facebook, il sindaco di Prato e presidente regionale di Anci, Matteo Biffoni. A seguito di un vertice con le categorie economiche il sindaco aggiunge: "Ora più di prima c'è solo una cosa da fare: provvedere ai ristori per tutte le categorie colpite da questa pandemia, a partire, ovviamente, dalle attività che chiudono ma anche per le realtà del nostro distretto dove il crollo delle esportazioni sta generando contraccolpi violenti. Senza troppa burocrazia e in tempi rapidi".