Firenze, 16 novembre 2023 – “Pomeriggio tra amici”. Così lo ha definito Daniele Cultrera, l'incontro, da lui stesso moderato, che si è svolto, oggi alle 16, all'ospedale San Giovanni di Dio.
Amici, pazienti uniti dallo stesso obiettivo, combattere un nemico aggressivo: il tumore al Pancreas. L'incontro ha preso la strada della medicina narrativa, un approccio che arricchisce l'atto medico grazie al racconto di chi tutto questo lo ha vissuto in prima persona.
"Abbiamo voluto promuovere un incontro non tra professionisti, ma vogliamo dare spazio ai pazienti, perché crediamo fortemente che affrontare il rapporto con la malattia sia fondamentale" dichiara Alessandro Anastasi, direttore della struttura di Chirurgia generale dell'ospedale San Giovanni di Dio.
Alla tavola rotonda, in Aula Muntoni, con grande coraggio hanno portato le loro storie. "Lavoro all'Alia come autista e un giorno di febbraio dell'anno scorso, dopo la visita del rinnovo e quindi anche dal cardiologo mi dice che aveva sentito il fegato ingrossato. Da lì un calvario di visite, una dopo l'altra. Tac, Pet, ecoaddome e chi più ne ha più ne metta" racconta Paolo, 61enne, con un forte spirito di ottimismo e di speranza.
"Il medico mi comunica la diagnosi: tumore al Pancreas, fortunatamente, se così si può dire, - dice sorridendo Paolo - era al primo livello. La mia prima paura è stata la possibilità di non veder crescere i miei nipoti, la mia unica paura era il futuro". Un racconto sdrammatizzato, ma che si porta dietro non solo il dolore di Paolo, ma di tutta la sua famiglia. "Non ho mai pianto, mia moglie mi chiedeva come fosse possibile, ma io piangevo per le buone e piccole notizie che di tanto in tanto arrivavano".
E poi la storia di Margherita, 54 anni,un semplice controllo ha segnato una via crucis che sembrerebbe oggi finita. "Ogni esame che facevo era un indizio che mi portava a pensare che avessi un tumore, ma io non volevo pensarlo, perché non lo accettavo, ma ben presto ci ho dovuto fare i conti - nessun medico dopo la tac riusciva a dirmi cosa avevo, ma dopo averlo saputo, la prima sensazione è stata di estraneità e pensavo che non poteva essere successo davvero a me", racconta Margherita con gli occhi lucidi e la voce rotta.
"Poi è arrivato il dottor Anastasi, un angelo come lo definisco io, inizialmente non lo sopportavo era troppo diretto, poi è nato un amore professionale, perché oggi posso dire di avermi salvato la vita". Come ha aggiunto il coordinatore dell'incontro, Cultrera, l'aspetto psicologico e la forza mentale conta tanto nei pazienti affetti da questo tipo di malattie.
"Sono felice di dare il mio contributo e sono felice che l'iniziativa verta sul racconto delle persone". Sono le parole di Fedez che, tramite la sua Fondazione filantropica, ha inviato un videomessaggio di saluto ai partecipanti dell'incontro all'ospedale San Giovanni di Dio di Firenze.