PAOLA DEL PASQUA
Cronaca

Da Peretola al centro, ecco cosa vede l'occhio del turista

Vetrina Firenze, ma quanti difetti

Un gruppo di turisti sul sagrato del Duomo

Firenze, 8 agosto 2016 - "Dire Firenze è dire turismo". Vecchio ritornello sempre valido quello che vede l’oro nero della città scorrere a cielo aperto in un flusso ininterrotto di arrivi e partenze e plasmare le abitudini dei cittadini a misura di una convivenza gomito a gomito con i viaggiatori. Firenze vive di se stessa, di una rendita a fondo quasi perduto che non ha bisogno di sudarsi troppo, modulando i suoi servizi ai ritmi di un turismo dinamico, mai uguale negli anni, in una sfida ininterrotta alla nuova tendenza. L'ultima, nel tempo, è quella del soggiorno "mordi e fuggi". Antitesi massima al viaggio "alla Camera con vista" e ai suoi tempi morbidi, la filosofia del "tutto e subito" suona da tempo la sua carica quotidiana a una città che, tutto sommato, potrebbe permettersi di incrociare le braccia. Ma Firenze non lo fa, risponde e rilancia, pur con i difetti necessari al lavoro ben fatto. Dalla porta d’ingresso, prima di tutto. Sbarcare a Peretola non rappresenterà un impatto esaltante, ma il richiamo del salotto non è un canto di sirena: 6 euro e venti minuti di bus navetta (servizio dall’alba alla mezzanotte) bastano a raggiungere Santa Maria Novella, dove il taxi, in alternativa, ti porta a tariffa fissa (22 euro). Da qui, con bus e tramvia, vai dove vuoi. Le linee non sono molte, ma le informazioni in inglese tappano la bocca ai fautori del "tutto allo sbando", ulteriormente spalleggiate dal fai-da-te offerto da app e navigatori in uso ai nuovi arrivati. Unico inciampo sul gradino di casa, il servizio bus notturno troppo diradato. Chi arriva in treno entra dalla finestra ed è già in salotto, ma in caso di necessità trova alla stazione tutto il necessario per prepararsi all’ingresso: deposito bagagli, servizio di cambio, un’agenzia di viaggio, sportelli informazioni. Anche una toilette. Una delle poche, a dire la verità: Firenze scarseggia di bagni pubblici, e l’alternativa all’urgenza del turista si traduce quasi sempre nel salto al bar. Il resto è centro storico e un’abluzione di Rinascimento, pur in uno zig-zag di marciapiedi dissestati, cestini traboccanti e martellanti seduzioni di butta-dentro. Impossibile, però, perdere la via per chi batte l’itinerario classico Duomo-Uffizi-Oltrarno, inanellati in un effetto calamita-magnete e punteggiati di pannelli informativi (preferiti, questi, all’informazione diretta: l’eterno confronto con lo slang, a cui rispondere con qualcosa che vada oltre un inglese fantozziano, pare sfida ardua e titanica). Il centro è affollato, angusto e non si cammina? Si, Firenze è piccola e stretta, facciamocene una ragione, perché resta una casa aperta.