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Cronaca

“Tutti, tutti, tutti”: la Chiesa di Papa Francesco nel ricordo di Sara Pulejo, educatrice di Prato

La giovane racconta la Giornata mondiale della gioventù vissuta con Papa Francesco e il suo invito a costruire una Chiesa aperta, accogliente e in cammino.

Sara Pulejo e il suo ricordo di Papa Francesco

Sara Pulejo e il suo ricordo di Papa Francesco

Prato, 23 aprile 2025 –  Sara Pulejo, 26 anni, vive a Prato, è salesiana cooperatrice e lavora come educatrice. Nell’estate del 2023 ha partecipato alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, guidata da Papa Francesco. Con lei, una ventina di ragazzi dell’oratorio di Sant’Anna. Oggi racconta cosa ha significato quell’esperienza e cosa lascia nel cuore dei giovani la figura del Papa scomparso.

Sara, com’è nata l’idea di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona?

"Siamo partiti in una ventina, con l’oratorio di Sant’Anna. È stato un viaggio molto atteso e preparato. Sapevamo che ci avrebbe lasciato qualcosa di forte, ma non immaginavamo fino a questo punto”.

Qual è stato il momento che ti ha colpita di più?

"L’apertura della Giornata mondiale, senza dubbio. Il Papa ci ha fatto ripetere più volte in coro che la Chiesa è aperta a tutti. Diceva: “Tutti, tutti, tutti”. È stato emozionante, una cosa che ti segna. Era bello vederlo, si percepiva la sua gioia, il suo amore per noi giovani. E noi glielo restituivamo. L’attesa della sua presenza, la sua vicinanza… era una gioia vera”.

Come hai vissuto la notizia della sua morte?

"Con grande dispiacere, ma in un certo senso anche con una sensazione di gratitudine. Ci aveva preparati a questo momento. È come se ci avesse detto: “Ora tocca a voi”. E io mi sento chiamata in causa. Il suo messaggio non è finito con lui, resta vivo in quello che ci ha lasciato: l’invito a una Chiesa aperta, accogliente, in dialogo con tutti. In un mondo che spinge verso l’isolamento, lui ci ha insegnato ad aprirci, ad andare verso l’altro. Papa Francesco usava sempre un linguaggio semplice, diretto. Parlava con il cuore. Con lui, noi giovani ci siamo sentiti davvero accolti, ascoltati, importanti. Quando l’ho ascoltato, ho capito che la Chiesa può davvero essere casa per tutti”.

Hai altri ricordi personali legati a Papa Francesco?

"Sì, ho partecipato anche alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia, nel 2016. All’epoca ero più giovane, ma mi rimase impresso quando ci disse: “Non siate giovani da divano, siate giovani in cammino”. È stato un invito all’azione, alla responsabilità, che porto ancora dentro. E poi, come dimenticare la sua preghiera in piazza San Pietro durante il lockdown, da solo. Un’immagine indelebile”.

Cosa ti aspetti dal prossimo Papa?

"Papa Francesco ha avviato un processo, e spero che chi verrà dopo di lui possa proseguire su quella strada. È un cammino di apertura e di verità. Mi affido molto allo Spirito Santo, sono fiduciosa che ci sarà continuità”.

Riuscirai a partecipare al funerale?

"Purtroppo no, per impegni di lavoro. Ma vivo la mia fede nella quotidianità della parrocchia, nella comunità. È lì che il suo messaggio continua a vivere”.

Cosa diresti a un giovane che non frequenta la Chiesa?

"Gli direi di provare, di toccare con mano quanto l’esperienza religiosa possa dare felicità. Papa Francesco è stato capace di arrivare al cuore di tutti, anche dei non credenti. Con la sua semplicità e la sua accoglienza ci ha dato un esempio che va oltre ogni credo. Ha sempre accolto tutti, senza compromessi. È questa la cosa che più mi ha colpita e che cerco di trasmettere nel mio lavoro e nella mia vita”.