Uccise moglie e suocera, è iniziato stamani, in corte d'assise di Arezzo, il processo a carico di Jawad Hicham

L'imputato è stato presente in aula, ha ascoltato a braccia conserte senza tradire alcuna espressione. Per il doppio femminicidio rischia la condanna all'ergastolo.

tribunale

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Arezzo, 14 ottobre 2023 – È iniziato stamani, in corte d'assise di Arezzo, il processo a carico di Jawad Hicham, il 38enne marocchino che la notte tra il 12 e il 13 aprile scorsi uccise la moglie Sara Ruschi, 35 anni, e la suocera Brunetta Ridolfi,76 anni. L'imputato è stato presente in aula, ha ascoltato a braccia conserte senza tradire alcuna espressione. Per il doppio femminicidio rischia la condanna all'ergastolo. Quella di stamani era la prima udienza ed è servita per incardinare e mettere in calendario le altre date. Un aspetto era legato all'ammissione delle parti civili. La corte ha disposto l'ammissione dei figli della coppia e dei familiari delle vittime. Esclusa invece l'associazione 'Senza veli sulla linguà che si batte contro la violenza di genere. La difesa dell'imputato ipotizza la richiesta di perizia psichiatrica e ha sollecitato la valutazione della corte d'assise in questo senso. Secondo quanto ha affermato l'avvocato difensore, testimonianze rese dal personale del carcere faranno emergere l'esistenza di disturbi psichici che potranno giustificare  una perizia. Prossima udienza il 18 novembre. Sarà una seduta nella quale saranno ascoltati i primi testimoni ammessi al processo. L'omicida è attualmente detenuto nel carcere di Prato. Jawad Hicham, con precedenti per droga, problemi di alcol e lavori saltuari, uccise con un coltello da cucina le due donne mentre dormivano. Con la moglie aveva due figli, uno di 16 anni e una bimba di 2. Il ragazzo dette l'allarme al 112 Nue quella notte, intorno alle 1, dicendo che il papà aveva ammazzato la mamma e la nonna. L'omicida era andato, macchiato di sangue, a telefonare a una cabina telefonica per chiedere i soccorsi dicendo «Le ho ammazzate, correte!».