Firenze, 10 agosto 2014 - Non è un buon momento per la Sanità. Ma, soprattutto, questa non è una buona notizia per noi cittadini. Terrorizzati dagli errori (sempre troppi, quando in ballo c’è la salute) che si possono verificare, un po’ per negligenza e un altro po’ per scarsa capacità professionale. Lo scambio degli embrioni fra due coppie di genitori all’ospedale Pertini di Roma, è l’ultimo assurdo incidente che scuote la credibilità e l’affidabilità dei presìdi sanitari e getta nello sconforto due famiglie. Tanto più che non sapremo mai perché è successo, chi ha sbagliato e se subirà una sanzione. Ci torna in mente il malaugurato caso del trapianto di organi infettati dal virus Hiv, qualche anno fa a Careggi; o il tragico scambio delle sacche di sangue, per una trasfusione, l’anno scorso in un ospedale della Maremma. E altre morti in corsia finite sotto inchiesta, per le quali aspettiamo di conoscere la verità.La sanità Toscana è stata per anni considerata un modello, e certo lo è ancora in confronto con mille realtà, soprattutto del Meridione. La precarietà del servizio, di cui abbiamo a volte la percezione, è però una caratteristica che non ci conforta e ci impone uno stato di allerta permanente.
Diciamo che ora il sistema toscano è un cantiere in corso, nel quale ogni tanto si scopre un’impalcatura più instabile e qualche muro incompiuto. La Nazione ha svelato lo scandalo del nuovo pronto soccorso di Careggi, a Firenze, finito da due anni e mezzo e mai aperto perché manca la rampa di uscita per le ambulanze. Se ne erano dimenticati, la Regione ha ammesso il ritardo e ha promesso che correrà ai ripari: a ottobre inaugurerà parzialmente la nuova struttura. Al Meyer, che per tutti noi resta il caro “ospedalino”, la sala di cardiochirurgia per bambini viene usata a scartamento ridotto perché non ci sono gli specialisti sufficienti e non si capisce bene come funzioni la sinergia con l’ospedale pediatrico apuano di Massa, che resta il polo d’eccellenza. Sapere che ci sono strutture all’avanguardia che sono costate parecchio, ma non sono usate o sono usate poco, non ci fa sentire tranquilli.
Che poi venga realizzato un contenitore (una sala operatoria...) prima ancora di poter garantire a pieno regime il contenuto, è una fuga in avanti che rischia perfino di essere catalogata alla voce “sprechi”. Categoria piuttosto stregata di questi tempi, in cui la tendenza politica è al taglio o al risparmio e di cui la Regione è virtuosa interprete proprio in questo settore: chiedete ai paesi della nostra provincia che non hanno più i piccoli ospedali e alle centrali del 118 con personale insufficiente. Le fragilità sono umane e sono ammesse, ma quando limitano i servizi per la salute, noi siamo pronti a vigilare senza sosta. La Regione continua ad annunciare come un totem, che ridurrà le liste d’attesa, già sono diminuite per le urgenze, ma ancora lunghissime per la diagnostica e le visite specialistiche. Non tutto si può spiegare con la contrazione dei finanziamenti e la necessità di frenare la spesa. Tanto più che sull’architrave sanitario della Toscana, pesa ancora il deficit-scandalo dell’Asl di Massa, dove si sono inghiottiti quasi 400 milioni di euro senza che siano state chiarite tutte le responsabilità. E meno male che in questa terra è vigorosa la presenza del volontariato, che spesso fa da stampella alle debolezze pubbliche. La strada giusta è sgonfiare l’apparato amministrativo, sovradimensionato nelle stagioni dei clientelismi a cui tutti i partiti contribuirono. Incidere sui servizi minaccia il diritto alla salute, che è protetto dalla nostra amata Costituzione (articolo 32) oltre che dalla benevolenza del Padreterno.